POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

martedì, dicembre 31

Prontuario per il brindisi di Capodanno



















Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,

cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo



(Erri De Luca – L’ospite incallito, 2008)

lunedì, dicembre 30

Il focolare, lo stretto bagliore della lampada




Il focolare, lo stretto bagliore della lampada;
fantasticare col dito sulla tempia
e gli occhi che si perdono negli occhi amati;
l'ora del tè fumante e dei libri chiusi;
la dolcezza di sentire la fine della sera;
la stanchezza incantevole e l'adorata attesa
dell'ombra nuziale e della dolce notte,
oh! tutto ciò il mio sogno intenerito persegue
senza sosta, attraverso ogni vana dilazione,
impaziente per i mesi, furioso per le settimane



(Paul Veraline - La bonne chanson, 1870 - trad. Lanfranco Binni)

Buon anno da Maristella Angeli

Ho visto il futuro

Scalatrice di pensieri
alla ricerca del cielo
ho raggiunto la cima
superando barriere
ho visto il futuro
che sfumava in grigio
ho soffiato forte
ora è blu oltremare

Maristella Angeli
(Da “Trottole di vento” Tracce Edizioni)

Con affetto
Maristella


domenica, dicembre 29

UNA FAVOLA IMPOSSIBILE DI DARIO FO

Una favola impossibile – Testo da concerto per l’orchestra ‘Archistorti’ di Reggio Emilia

di  | 28 dicembre  2013
La neve stava scendendo fitta da ore. Eravamo alla fine di gennaio e fino ad allora non ne era caduto nemmeno un fiocco. Ma adesso finalmente ci ripagava con un’abbondanza a dir poco esagerata. Un gruppo di ragazzini uscendo di scuola invadeva le strade dove le auto in sosta erano ormai coperte da un manto di neve mai veduto.
Quella brigata di figlioli si trovò a camminare sui tetti delle vetture sepolte. Gli autobus si erano bloccati, i viaggiatori con fatica erano risaliti sulla coltre di neve e messi in salvo.
I ragazzini, raccogliendo bracciate di neve a volontà, si buttarono subito a costruire pupazzi.
In un attimo erano già riusciti a modellare un personaggio di grandi dimensioni e si apprestavano a fabbricarne altri e altri ancora.
Tutta quella neve aveva ormai cancellato le strade, i crocevia, le piazze, e anche il fiume s’era trasformato in una lastra di ghiaccio sulla quale si era posata una quantità impossibile di neve.
Altri ragazzi, provenienti dalle diverse scuole, arrivarono festanti applaudendo i primi pupazzispuntati in ogni dove. Ma non si trattava dei soliti pampoloni bianchi senza forma umana: questi destavano stupore per la plasticità quasi realistica che esibivano. Sopra i corpi si intuivano perfino gli abiti, mossi dal vento, dai quali spuntavano mani e piedi ben forgiati. Ma più impressionanti erano le teste dei pupazzi: le pupille segnate con enormi bottoni splendenti si muovevano come guardassero di qua e di là stupiti. Allo stesso ritmo si muovevano anche le orecchie, palette mobili da clown. I bimbi scultori avevano pensato anche ai nasi, davvero imponenti. Le labbra evidenti segnavano una bocca che si apriva e chiudeva emettendo suoni che sembravano parole. Ma di dove venivano quei ragazzini, veri maestri della pupazzeria?
E la neve non smetteva mai di scendere. Alberi giganti che decoravano la gran parte dei viali nella città e dentro il parco reale cominciarono a schiattare, spalancando i grandi rami che, squarciati, precipitavano al suolo senza alcun tonfo.
All’istante si leva un vento forsennato, una specie di tormenta che solleva rami incendiati e li trasporta in ogni direzione con tonfi di scoppi e fiamme di qua, di là, di su, di giù.
Quelle vampate di fuoco rischiano di far sciogliere tutti i pupazzi. Ma dove sono, dove si saran cacciati? Saran fuggiti, ma dove? Intorno appaiono giovani che si spostano rapidi sulla neve con gli sci, e anche qualche slitta un po’ imbranata che affonda subito in quella neve troppo fresca. Sul fondo il palazzo reale è quasi invisibile, tutto impastato di neve che il vento della tormenta ha spiaccicato sulle mura e sulle torri. Là dentro tutta la famiglia reale si trova imprigionata. Il monarca è il più nevrastenico: “Ma che razza di nevicata è questa? Ha bloccato ogni comunicazione! Niente telefoni, perfino i cellulari, e poi queste fiamme che si vedono al di là delle vetrate tempestate di ghiaccioli… Che è? Brucia la città?”.
“Niente paura maestà – lo tranquillizza il capo delle guardie che è appena arrivato su una motoslitta delle forze d’ordine – è tutto sotto controllo”.
“Ma che sotto controllo? Le guardie reali mi hanno parlato di pupazzi mobili che danzavano qua e là!”.
“Appunto, si limitavano a danzare, mio signore, nessuna aggressione, nessun danno”.
“E il fuoco?”.
“Ah, solo un fenomeno di natura elettrica, le piante per il troppo peso della neve non hanno retto, a centinaia si sono squarciate e nello squarcio hanno lanciato scintille che hanno generato quei falò. Ma niente di tragico, anzi, è tutto molto suggestivo: fiamme sulla neve. Spero che qualcuno dei nostri operatori della tv le abbia riprese. Non era mai successo”.
“D’accordo, d’accordo – lo blocca ancor più innervosito il monarca – ma questi pupazzi che danzano chi li ha costruiti?”.
“Ah, ma dei bimbi naturalmente”.
“Da soli? Senza l’aiuto di qualche istruttore venuto da chissà dove? Mi han detto che parlano pure, e che dicono parole che sembrano logiche, ma che nessuno comprende”.
“No maestà. I ragazzini venuti da chissà dove ai quali si sono uniti i figlioli delle nostre scuole dimostrano di capire tutto quello che raccontano quei pupazzi, e dopo un po’ ecco che anche i nostri bimbi intendono il significato e iniziano ad esprimersi come loro”.
“Non mi piace ‘sto fatto, sa di allucinazione stregonesca, roba da movimenti ereticali!”.
“Vi prego, sire…” lo interrompe un saggio che s’era posto ad ascoltare in disparte.
“Ah, ecco qua, abbiamo il capo dei sapienti che ci offre la logica serena dei fatti! Li ho nominati per questo! Allora, sentiamo, signor saggio, come spiega il fenomeno testé proposto?”.
E il sapiente di rimando: “Purtroppo, maestà, si tratta di un fenomeno che proviene dalla scoperta dell’informatica, e i bimbi – non parlo dei ragazzini dai quindici anni in su ma proprio degli infanti – hanno subito assorbito per intero quella rivoluzione del linguaggio. Io ho dei nipotini di quell’età che trascorrono ore davanti al computer, chattano con una rapidità che ha davvero del magico, si esprimono con termini da loro inventati che sono spesso la sintesi di un concetto anche complesso e soprattutto sono i principi fondamentali di una nuova morale, anzi direi coscienza collettiva, di cui noi non conosciamo nulla o quasi, a partire dai genitori, che si compiacciono del fatto che questi bimbi se ne stiano tranquilli a vivere esperienze a lor giudizio un po’ fantastiche, ma non certo nocive”.
“Sicuro che non si tratti di qualcosa, al contrario, di ambiguo e pericoloso? Nostro dovere di governanti e vostro di saggi è quello, se non erro, di decifrare espressioni e pensieri dei nostri sudditi. Fate attenzione mio sapiente, già abbiamo una classe intermedia di soggetti collettivi che negli anni siamo riusciti a ipnotizzare con mezzi molto sofisticati e offrendo loro, a quei sudditi, storie zuccherose e ben confezionate attraverso una banalità a dir poco imperiale. Cosicché, anche nei momenti tragici, dove altri popoli giungono a violenze inaudite, questi nostri ipnotizzati a loro volta si gettano in reazioni forsennate, ma tosto ritornano mansueti e si lasciano riammaliare, tranquilli, nella normalità”.
“Sì, ma attenti – lo interrompe il saggio – qui l’analisi non si fa verticalmente, ma per strati. Abbiamo la generazione dei quarantenni, dove troviamo perfino qualche dirigente di punta del nostro governo. Poi si scende ai trenta e ai venticinque anni, e anche lì troviamo fasce di agili salitori di scale o inquilini d’ascensore. Ma sotto scopriamo una fascia che non riusciamo più a gestire con flauti magici e specchietti colorati. È una fascia che non si riesce più a illudere, con la quale l’ouverture della speranza e della luce di un’alba radiosa non scuce alcuna commozione. Hanno già capito che al loro futuro arriveranno con la scoperta che la pensione pagata per tutta una vita non ci sarà più, sparita, spesa dai nostri amministratori per altre urgenti impellenze. E non ci stanno più ad aspettare il giorno della beffa inattesa. E quindi? Qual è il loro sogno? Andarsene all’estero. Sanno quel che li aspetta, fatica, umiliazione, ma dopo la loro conoscenza e l’immaginazione di cui son colmi, riuscirà a farli vincere. Quindi questi figlioli sono cittadini che ritroviamo qui, ma in prestito. In verità son già di là, in altri posti che noi non abbiamo immaginato”.
Il re a questi discorsi non ci sta, anzi, esplode con un: “BASTAAA! Queste panzane hanno il potere di trascinarmi in un’angoscia nient’affatto regale!”.

Intanto i costruttori di pupazzi mobili hanno trovato tracce dei piedi delle statue di ghiaccio che si dirigono verso la cattedrale. Arrivano davanti a una pusterla spalancata, entrano nel duomo maggiore e, nella navata centrale trovano tutti i pupazzi che se ne stanno seduti sulle panche e guardano la cupola che copre il transetto. I ragazzi fanno gran festa ai loro amici ritrovati, i quali mostrano una tenera tristezza nell’abbracciarli. Uno dei pupazzi, il primo costruito, dice loro: “Ci spiace, ma è tempo che torniamo a casa”.
“Ah! Esiste una casa dei pupazzi?!” esclamano i figlioli.
“Noi la chiamiamo così, per semplificare”.
“Ma tornerete ancora qualche volta?”.
“Certo, ci siam trovati molto bene!”.
“Grazie – dice un ragazzino – per i buoni consigli che ci avete dato. Li terremo a memoria”.
All’istante si sente uno strano cigolare; tutti guardano in su ed è la cupola che ha iniziato a girare su se stessa. Il transetto vibra.
“Tocca a noi!” dice il capo dei pupazzi. E così tutti insieme salgono nel coro. In un attimo l’intera architettura dell’abside rotea su se stessa, si leva lentamente e sale, finché sparisce nel cielo.
I bimbi stanno guardando in su; poi, insieme, escono, senza pronunciare una sola parola, dalla cattedrale.

Caballo Frison



La maestosità, l'eleganza delle movenze, la forza di questa razza del cavallo frisone, fanno di lui il re dei cavalli, ed io non posso che inchinarmi davanti alla sua magnificenza!

venerdì, dicembre 27

Pubblicazioni

Autori Vari
Titolo: Le Pagine del Natale
Editore: Gli Occhi di Argo
Anno di pubblicazione: 2013
Numero pagine:72
Copertina: a colori, cartoncino rigido brossurato
Disegni interni di Milly Chiarelli
Formato: 14,5x21
Progetto grafico: MITO graficamito@gmail.com
Codice ISBN 978-88-97421-46-7
Prezzo di copertina euro 10,00
Spese di spedizione euro 3,63 (raccomandata postale)
Per info e ordini: 
occhidiargo@hotmail.it
L’Associazione Artistico-letteraria “Gli Occhi di Argo ha festeggiato il Natale 2013 con un’antologia particolarmente preziosa, ricca di poesie e racconti di autori che hanno aderito da tutt’Italia.
Come è stato sottolineato nell’introduzione curata dalla Redazione, forse lo spirito più autentico del Natale è quello legato al senso di ri-nascita, di nuova possibilità sempre offerta a tutti noi. 
Gli artisti partecipanti “fanno vedere” questo spirito ai lettori, e lo fanno da vari punti di vista; le poesie e i racconti si colorano di luci, drammi, rabbie, delusioni, illuminazioni, speranze, certezze e tanto altro ancora. 
la banalità non alberga mai, tra queste pagine, al contrario viene sempre offerta un’occasione di riflessione molto intensa, intono alla festività natalizia. I bei disegni diMilly Chiarelli e alcune massime legate al Natale impreziosiscono ulteriormente questa iniziativa, alla quale hanno partecipato gli artisti Danila Oppio, Davide Pizzi, Marco De Maria, Marisa Aneghini, Lucia Griffo, Enzo Gaia, Giovanni Altieri, Amelia Baldaro, Giuseppe Grangetto, Stefania Pagano, Flavia Rolli, Monica Fiorentino, Laura Crippa, Sara Quero, Giuseppe Milite, Fabrizio Corselli, Carla de Falco, Laura Traverso, Rosanna Fontana, Umberto Schioppo, Francesca Casagrande, Gianni Lollo, Sandra Ludovici, Matteo Deraco, Paola Verga, Anna Maria Guerriero, Eufemia Griffo, Elisabetta Mattioli, Marco Bertoli, Mariella Cardinale, Aurora Cantini, Osvaldo Crotti, Gianni Martinetti, Angelo Rosselli, Pietro Maroncelli, Patrizia Chini, Elena Coppi, Carlo Bramanti.

In questa piccola antologia appare un mio racconto, che è stato pubblicato anche sul bollettino Parrocchiale del Santuario di Santa Teresa del Bambino Gesù di Legnano.
Un Natale davvero speciale
Sarmina si trova sola a dover accudire a tre bambine, le sue figlie di 5, 3 e un anno. Accadde quello che capita sempre più spesso. Suo marito Adan partì dall’Albania verso l’Italia, in cerca di lavoro, trovandolo presso un’impresa edile. Dopo qualche tempo, si fece raggiungere da sua moglie con le figlie Adana e Argjela e, baraccati in una fabbrica in disuso, si arrangiarono come poterono, in quegli stanzoni nei quali altri disperati condividevano gli stessi spazi. Nessun riscaldamento, né acqua potabile, né luce. Sempre meglio che dormire all’addiaccio. La paga di Adan non copriva che una parte di quanto occorreva per la sopravvivenza della sua famigliola, così ricevevano un pasto caldo presso la mensa della Caritas, oltre ad indumenti e coperte. Per quattro bocche da sfamare, non bastava. Inoltre era in arrivo la terza figlia. Adan lavorava soprattutto in estate, quando i cantieri erano in piena attività, ma un malaugurato giorno, qualcosa non andò per il verso giusto. Il ponteggio sul quale Adan si trovava, crollò. Per l’albanese non ci fu scampo.
Arrivò l’inverno, nacque Alena e in quel capannone dismesso, il freddo era insopportabile e ogni sorta di malattie in agguato. Un’anima buona mise a disposizione due locali modestamente arredati. Le piccole furono accolte al nido e scuola per l’infanzia, così durante il giorno la mamma poteva lavorare come colf. Ma la sera, quando Sarmina rientrava in casa con le figlie, la solitudine e il dolore l’assalivano. L’assistente sociale s’impegnò come poteva, ma nessuno dona mai il cuore per intero.
Natale è alle porte, bussa a quelle di tutti come all’uscio di Gemma. Lei sta pensando ai regali, agli addobbi, al pranzo speciale, come tutte le madri di famiglia. Da anni è persuasa che il Natale abbia perso la sua vera configurazione.  Oramai è solo una sarabanda di gesti inutili. Gemma ebbe un’idea che spera condivisa dalla famiglia.
Il giorno è giunto, tutto è pronto. La tavola imbandita, e sotto l’albero una quantità di pacchetti luccicanti. Creata l’atmosfera, mancano solo gli ospiti. Gemma sale in auto e percorre qualche chilometro. Suona al campanello, e un vociare di bimbi giunge alla porta.
-       Ciao Sarmina, scusami tanto, ma ho bisogno di te.
-       Oggi è Natale, signora Gemma, devo lavorare anche in questo giorno?
-       Forse…
-       Ma…e le bambine?
-       Portale con te, chiudi l’uscio e andiamo.
Arrivata a casa, Gemma apre la porta e…sorpresa! Tutti i presenti corrono incontro a Sarmina e alle piccole, che coccolano subito. Sarmina rimane impettita poi chiede:
-       Da dove devo cominciare?
-       Coll’andare in bagno a lavare le manine alle bimbe e poi…a tavola!
Le bambine non avevano mai visto un albero di Natale e neppure il presepe.  Mille domande, tante risposte.
Finito il pranzo, e consumato il dessert, una vera novità per le bambine, Gemma dice alle piccole:
-       Andate sotto l’abete, quei pacchetti sono per voi.
-       Ma signora Gemma – interviene Sarmina – quali?
-       I regali sotto l’albero di Natale sono tutti per voi.
Gemma era certa che Adana, Argjela e Alena non avevano mai avuto un giocattolo, inadeguato alle possibilità economiche della mamma.
-       E a voi nulla?
-       Il nostro regalo l’abbiamo già ricevuto. Siete voi il nostro dono speciale! E’ leggere la felicità negli occhi delle tue bambine! Credimi, Sarmina, è il Natale più bello che abbiamo trascorso da anni. E tutto per merito tuo.
Fin qui è pubblicato nell'antologia Le Pagine del Natale, ma sul bollettino è appare nella versione completa, ovvero con la seguente chiusa.
Lo spirito del Natale non si riveste di luci splendenti, di festoni luccicanti, e non si nutre di cibi opulenti. Il suo significato più profondo è racchiuso in una sola parola:
Amore.

Danila Oppio

giovedì, dicembre 26

Pubblicazioni: Rivista Talento



La rivista Talento, di Lorenzo Editore (dott. Lorenzo Masetta ne è il titolare), nel suo numero titolato Acqua, appare la mia poesia premiata al Concorso La Mole di Torino nel 2013, insieme alla poesia  VIOLENZA classificata ex-aequo con quella del poeta Gavino Puggioni, NELL'URNA, e la poesia di Laura Vargiu, prima classificata in assoluto I CIELI DI GERUSALEMME, alle pagg. 14 e 15.




lunedì, dicembre 23

Ricevo gli auguri di Pino Palumbo


Sinceri auguri carissima Danila



Caro Pino, ti ringrazio di tutto cuore e ricambio con gratitudine!

Friesian in snow




Il mio cavallo preferito! splendido esemplare di Frisone, uno dei cavalli più grandi del mondo.

North Korea children playing the guitar. Creepy as hell.



Bellissimi angioletti musicali!

4 minutes that will change your life - 4 minuti che cambieranno la tua vita

Lettera a Gesù Bambino

Caro Gesù Bambino,

            in questi giorni, in cui nella nostra società molti festeggiano il Natale senza sapere chi sia il festeggiato, da povero italiano non ho timore di rivolgermi a Te, ben sapendo che solo Tu sei in grado di concederci le grazie di cui abbiamo bisogno. A chi infatti dovremmo chiederle se non a Te? Sei l’unico rimasto credibile in questo mondo, dove tutti promettono e nessuno mantiene. Non mi lascio ingannare dal modo umile e discreto con cui sei entrato in questo mondo. Apparentemente sei venuto a mani vuote, al freddo e al gelo di una grotta a stento riscaldata da un bue e un asinello. Deposto in una mangiatoia, non stavi meglio di tanti bambini che fuggono dalla fame e dalla guerra verso le nostre contrade. Eri privo di tutto, ma avevi vicino a Te due persone meravigliose, come mai ce ne sono state: Tua madre Maria e il Tuo custode Giuseppe, che ti guardavano incantati, ben sapendo quale dono in quel momento il Cielo aveva fatto alla terra. Sei nato povero fra i poveri, bisognoso di tutto, ma hai arricchito il mondo con la Tua presenza. Venendo in mezzo a noi ci hai fatto il regalo più grande che potessimo desiderare. Tu, Bambino Gesù, sei la nostra luce, la nostra salvezza, la nostra pace. A Natale hai dato al mondo in regalo Te stesso. Lo ha annunciato l’angelo ai pastori assopiti, improvvisamente svegliati da una musica celestiale: "Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore”. 

            Caro Gesù Bambino, sei Tu il regalo di Natale che vorrei chiedere in primo luogo per il mio paese, per questa Italia che ha regalato il presepe al mondo, ma che adesso  lo proibisce negli asili e nelle scuole e che si mostra sempre più insofferente per tutto ciò che ti riguarda. Qualcosa di strano e di pericoloso sta succedendo da qualche tempo. Proprio nelle nazioni dove il Tuo Vangelo ha prodotto i frutti più belli di fede, di carità e di civiltà, è scesa una nebbia spessa che Ti copre e Ti oscura, come se la gente si fosse stancata di Te. Sono sempre meno le persone che Ti ricordano. Sono pochissimi quelli che sanno che il giorno di Natale è quello del Tuo compleanno. Quando vado al supermercato faccio fatica a trovare una scritta di “Buon Natale” da appendere sulla porta di casa. Pare che la nostra società Ti abbia  privato del permesso di soggiorno. Non puoi immaginare quanto ci rimanga male. Tu forse ci sei abituato perché, da quando hai posto la Tua tenda in questo mondo, sei divenuto un perenne fuggiasco.

Non mi rassegno però al fatto che Tu te ne debba andare anche dalla nostra bella Italia. Mi chiedo che cosa saremmo senza di Te. Che cosa ne faremmo di decine di migliaia di chiese vuote, che verrebbero messe in vendita a prezzi stracciati, trasformate in moschee o in discoteche o addirittura rase al suolo per non pagare la tassa sul fabbricato? Che ne sarebbe delle nostre meravigliose opere d’arte, che tutto il mondo ci invidia, dove Tu e Tua Madre siete stati la scintilla che ha acceso il genio di innumerevoli pittori e scultori? Che ne sarebbe della nostra lingua e della nostra letteratura prive dell’anima cristiana che l’ha alimentate, facendo di esse un patrimonio inestimabile dell’umanità? Senza di Te, caro Gesù Bambino, la nostra Italia diventerebbe un cumulo di macerie, un deserto senza vita, infestato da serpenti e da scorpioni.  Non te ne andare, Bambino Gesù. Ti diamo la cittadinanza italiana, Ti esentiamo dalle tasse, Ti procuriamo una casa e un lavoro, ma non te ne andare.

Vedo che non Ti lasci convincere. Vuoi qualcosa d’altro. Ho capito, non Ti interessano le nostre cose, ma i nostri cuori. In questo Natale vorresti trovare un posticino nel cuore di ogni italiano. In fondo che cosa ci costa?  Dovremmo solo fare un po’ di pulizia, tirare via il marcio, raccogliere la spazzatura e portare tutto in quel luogo benedetto dove  il Tuo amore tutto brucia e consuma. Questo è ciò che desideri, ciò che chiedi, ciò che Ti aspetti da questa Italia che da due millenni ricolmi di doni. Vorresti che mettessimo da parte i pregiudizi, le cattiverie, le guerre che non ci stanchiamo di farTi da ormai da troppo tempo. Che cosa ci abbiamo guadagnato  a mettere al Tuo posto Babbo Natale, a sostituire le pecore con le renne, a chiamare festa d’inverno la Tua venuta in mezzo a noi? Il bilancio è fallimentare. Siamo poveri e disperati. Ritorna Gesù Bambino. Senza di Te siamo perduti. Vieni con il tuo sorriso a ridarci la speranza. Porta la Tua famiglia in mezzo a noi, perché ci siamo dimenticati che cosa sia una famiglia. Porta la Tua pace nei nostri cuori senza pace.

Ti prego, lasciati convincere. Lo so bene che non siamo moltissimi che desiderano la Tua venuta. Anche oggi, come al tempo di Erode, quelli che abitano nei palazzi Ti hanno in antipatia. Lo sanno che Tu sei un rubacuori e sono invidiosi. Ma anche fuori dai palazzi già si preparano a trasformare il Tuo Natale in una festa di carnevale. Cerca di accontentarTi, come già facesti a Betlemme con pochi pastori che Ti adoravano estasiati. Ci saranno anche quest’anno, Te lo promettiamo. Al suono delle campane correremo alla Messa di mezzanotte, perché Tu nasca nel nostro cuore. Prima di chiudere questa letterina, forse un po’ impertinente, Ti vorrei ricordare che in Italia c’è il Tuo Vicario, il Vescovo di Roma. È un tipo forte e paterno, pieno di bontà e di misericordia. La gente lo ama e lo ascolta volentieri. Mi ricorda il Tuo padre putativo, San Giuseppe. È un motivo in più perché Tu resti fra noi, in questa Italia che con Te è una Regina, senza di Te una bandiera sgualcita.

 Buon Natale

Autore non pervenuto

venerdì, dicembre 20

I poeti hanno fame



I poeti hanno fame

di buchi di reti, 
di pezzi di cielo.
Ricordano agli altri
che si può andare
oltre lo sforzo
di essere vivi.




Lorenzo Poggi

Natale deve essere Buono



Natale affonda in un'aria nera.
Le sue luci, una festa non decollata.
Il rosso non brilla, il bianco
non dà l'ebbra quiete delle nevi
e delle larghe barbe dei vecchi ,
il verde degli abeti e degli agrifogli
non rasserena gli occhi.

I passanti per strada scorrono veloci;
non tollerano contatti, evitano l'allegria festosa.
I bambini sorridono irrequieti, tirano le mani.
C'è chi, nel suo vestito precario, chiede aiuto.
Qualche cane lancia i suoi occhi lucidi.
Il buio scende, anticipato dal buio della mente.
Troppa tragedia attraversa il mondo.

Sembra realizzarsi la profezia del Grande Inquisitore,
creatura del poeta del bene e del male.
La volontà di potenza dei grandi imbonitori, malati
padroni del mondo e delle sorti del nostro cammino.
Un bambino arriverà presto a disturbarci, crescerà,
diventerà adulto e con la sua parola di libertà,
fratellanza, giustizia, continuerà a disturbarci.
Morirà per noi, ma noi lo ricacceremo.
Non c'è posto sulla terra per lui.
E Giuseppe, padre e figlio del bambino, piange.
Sa che per le vie ci sono troppi Erode
e questa volta non avrà il conforto dell'asino.
Finiranno a Lampedusa dopo una tempesta di mare,
portando con loro il terrore di Maria.

Ma arriveranno a noi! A quelli di noi che stanno sulla soglia.
Che sono attenti per non cadere nella trappola mortale,
preparata dalla bestia immonda, per la fine dell'umanità.
E sarà ancora Natale. Come sempre, se sapremo stare vicini e amare.
Accogliere il sorriso dei bambini del mondo, l'innocenza.
Dare calore a chi non l'ha. Dividere il pane e il vino.
E il panettone con l'uvetta e i canditi. Per un dolce futuro.
Perché Natale deve essere Buono.

Angelo Guarnieri


martedì, dicembre 17

Presto è Natale e questo un presepe del tutto originale!

Arrivo mamma, arrivo!
e una cometa formata da uno stormo di storni?
Betlemme, dove si è posata la cometa?

La grotta della Natività?

No, sono foto scattate da Anna Carloni nei dintorni di Roma, ma il colpo d'occhio fa davvero pensare al Natale che presto verrà!

Auguri da Roberta Bagnoli

  Cari e Sinceri Auguri per un Natale di Pace e un               Sereno Anno Nuovo a te e famiglia.
Roberta Bagnoli

 
     

lunedì, dicembre 16

L'albero dei sogni di Maristella Angeli

“L’albero dei sogni” di Maristella Angeli

INVITO

Maristella Angeli partecipa alla
Collettiva d’Arte “TAVOLOZZA D'INVERNO”
un brindisi all'arte contemporanea
Galleria Antichi Forni Macerata (MC)
Piaggia della Torre, 4
2^ Collettiva di arte contemporanea
Dal 28 dicembre al 2 gennaio
orario: 10/12,30 – 16/19,30
Inaugurazione il 28 dicembre 2013 alle ore 16,30
con il patrocinio del Comune di Macerata
curatori gli artisti Giovanni Colucci e Tina De Marco
a cura di Idea Macerata


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