POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

domenica, agosto 27

QUALE DIO? di Danila Oppio

QUALE DIO?

Quello al quale molti hanno smesso di credere? Quel Dio che appartiene a ogni religione, secondo il punto di vista di ciascuna? Lascio a ognuno il suo credo o il suo ateismo.  Con molto rispetto per il pensiero altrui.
Però vivo nell’assoluta convinzione che nessun’altra ideologia, filosofica o teologica sia, possa cambiare la mia opinione.
Il Creatore dell’universo non può volere la morte di nessuna creatura. Tanto meno di quella che appartiene al genere umano.
Sono perciò sicura che quel Dio grande, l’Allah u Akbar, non sia lui a ordinare la morte, che comanda di uccidere in Suo nome.
Dio è amore, è bene assoluto. Questa è linea comune ad ogni religione. Chi vuole gli eccidi, gli attentati terroristici, non è certamente il Dio dei musulmani, né dei cristiani.
Dipende dalla volontà demoniaca, il voler colpire persone innocenti, per il puro piacere di distruggere e provocare dolore. E' il Male che imperversa sul Bene dell'umanità. Sono le droghe che i terroristi utilizzano per addormentare le coscienze, per sentirsi forti e coraggiosi, andando loro stessi incontro a morte certa.
Quale Dio vorrebbe tutto questo? Nè Allah, né il Signore dei cristiani.
E' invece possibile che sia l'uomo, innalzatosi al di sopra di ogni creatore e creatura, a credersi un dio, tanto da decidere di fare non la Sua, ma la propria volontà. Non mi piace che, a causa di questi ignobili attentati, vengano presi di mira tutti i musulmani, che prendono loro stessi le distanze dalle stragi assurde compiute da chi non ha alcun rispetto per la vita propria e delle sue vittime.


 Questo discorso nasce dall'ultimo terribile attentato avvenuto sulla Rambla, a Barcellona. Non solo perché hanno perso la vita un giovane padre di famiglia di Legnano, e un altro italiano. Sia ben chiaro. Anche i precedenti attentati mi hanno causato orrore. Quanto sta succedendo in questi ultimi anni fa molto pensare. Sopratutto perché non c'è modo, o non si vuole, porre fine a questo regolare sterminio. 
 Gesù era un buon maestro di psicologia: ama il tuo prossimo come te stesso. Un pensiero saggio. Come si fa ad amare gli altri, a renderli felici, se l'infelicità alberga in noi, incapaci di amare? Non è possibile.

L'inferno non esiste, né qui sulla terra, né altrove.
Ci sono stati i funerali di Bruno Gulotta a Legnano, ucciso dai terroristi a Barcellona. Lungo la Rambla, dove alcuni anni fa avevo passeggiato anch'io.
Sarebbe potuto accadere anche a me. Credo che l'inferno lo stiano attraversando la giovane moglie e i due piccolini. Quello di cinque anni è stato salvato dal padre, che gli ha fatto da scudo. E anche dalla madre, che lo ha tirato indietro con forza. Ma ha visto tutto e si può solo immaginare lo shock tremendo subito. Così i genitori e le sorelle di Bruno, che hanno perso un figlio e un giovane fratello, all’improvviso.
Ecco, se c'è un'immagine ipotetica dell'inferno, la trovo in queste situazioni, dove terremoti e altre calamità naturali distruggono intere famiglie, dove ci sono le guerre, dove ci sono attentati, dove non c'è acqua né cibo.
E dove, mi dispiace constatarlo, non si fa il possibile per offrire aiuto a chi riversa in grave difficoltà. Menefreghismo?  Vado avanti? Penso che basti.
Metto da parte quei pensieri bui, e accedo la lampadina della speranza, dell'amore in tutte le sue sfumature e, in sostanza, della serenità.
Noi, della vecchia guardia,  siamo cresciuti con grandi valori, trasmessi non solo dai nostri genitori, ma anche dalla società e dall'istruzione scolastica.
Oggi c'è ribellione verso gli insegnanti, quando non diventa addirittura disprezzo. E ribellione verso i genitori. Una società priva di valori e di rispetto. Dove la vita degli altri è vista con indifferenza. E coloro che dovrebbero fungere da esempio, i governanti, fanno il possibile per dare un'immagine di sé poco credibile.
Ultimo esempio di qualche  giorno fa. Un marocchino, a Jesolo, ha violentato e picchiato, e poi legato, moglie e cognata. E’ quindi salito sul tetto di casa, minacciando di suicidarsi. Sotto una folla di persone che addirittura lo incitavano a buttarsi. E quando si è buttato, hanno detto: "Uno di meno". Ora chi è violento, meriterebbe davvero di sparire dalla faccia della terra, perché non ha diritto di vivere. Ma guardando il fatto dall'altra parte della barricata, noto la totale indifferenza del pubblico che si godeva lo spettacolo, quasi fosse al circo. Ora questo nord-africano è gravissimo. O forse morto. Questo non giustifica l'atteggiamento della gente che osservava e incitava.
Mi torna alla mente la canzone di De André: "Il Pescatore". A un assassino che chiedeva pane e vino, perché affamato e assetato, lui non ha posto domande, ha visto un povero cristo, l’ha sfamato e dissetato. 
Mi chiedo dove stia di casa la pietà. Che razza di mondo è mai questo? Stiamo andando davvero alla deriva, come quella zattera che conduce tutta l’umanità… verso dove?
Il rispetto, la carità e l'amore sono stati soppiantati dal disprezzo, indifferenza e crudeltà. Se la giustizia fa acqua in ogni dove; se i governanti pensano solo ai propri interessi e se ne fregano della popolazione, siamo allo sbaraglio.
Ieri ho ascoltato l'omelia di Mons. Cairati, al funerale di Gulotta, sacerdote  che conosco bene per la sua umanità. Non ho potuto essere presente per impegni familiari, ma ho seguito i filmati. Una frase dell'omelia che mi ha colpito é questa: "Assistiamo a tante brutture che condanniamo, ma ricordiamoci che nel mondo c'è ancora tanta bontà".

Su questo dobbiamo puntare. Prima di voler cambiare gli altri, cerchiamo di lavorare su noi stessi. Nel nostro piccolo, occupiamoci di chi ha bisogno di noi. E' un dono reciproco. Per chi lo riceve, e per chi lo porge. Non facciamoci prendere dallo sconforto. Le notizie che riceviamo in martellante crescendo, sono solo quelle tragiche e negative. Delle buone non se ne parla. Non fanno cronaca né audience. Oppure le troviamo in poche righe, in fondo all'ultima pagina. 
Ma il mondo e la vita hanno ancora del meraviglioso.
 Danila Oppio

 Ndr: Ho scelto immagini di mani, poiché hanno un preciso significato.

Guidate dalla mente, possono divenire artefici del bene e  del male.

mercoledì, agosto 16

SONO LA TUA OMBRA INNAMORATA di Danila Oppio

Questa poesia ha una storia, una bellissima storia. Verso le feste natalizie 2016, la dottoressa Mariavittoria Riccio mi ha chiesto se desideravo inviarle una mia composizione poetica, per la pubblicazione sul giornale online Legnano News. E lì si trova.  Poco dopo ho inviato questa stessa poesia al concorso Hostaria delle Immagini. Si è classificata al primo posto, e ottenuto la coppa e il Diploma d'Onore.
Mancava l'inserimento in un'antologia, senza peraltro avere alcuna aspettativa.
Ho spedito tre mie poesie al concorso organizzato da A.L.I. Penna d'Autore, Poesie d'Amore. Delle tre, è stata scelta proprio questa. Non solo ha ottenuto la pubblicazione nella splendida edizione dell'antologia, ma anche il Diploma d'Onore. Se volete sfogliare la versione e-book, la troverete al link sottostante, ma anche cliccando sulla copertina dell'antologia, posta alla destra della colonna 

http://www.pennadautore.it/ebook/autori/Poesie%20d'Amore%208/eBookAmore.pdf

Ringrazio tutti coloro che hanno apprezzato questa mia lirica, e hanno ritenuto che meritasse di essere premiata e pubblicata. 







domenica, agosto 13

IL SACERDOTE DELLE STELLE di Angela Fabbri

Nell'autunno del 2007 Rodolfo Tommasi mi disse che la Helicon faceva una nuova Antologia di cui era il curatore e se avevo qualcosa per parteciparvi. Si sarebbe chiamata "LABIRINTO  CATOTTRICO" dunque poteva racchiudere tutto ciò che riguardava specchi e consimili. Mi venne in mente un racconto mai finito: "Il Sacerdote delle Stelle" e lo cercai sui miei fedeli quaderni dei Pensieri.
Ma, cerca che ti cerca, trovai solo la prima parte, quella che motiva l'esistenza di questo 'Sacerdote' e poi c'era un brano bellissimo che avevo da sempre a memoria. Ma la seconda parte non la trovai mai.
Rodolfo giudicò lo stesso valido il brano e lo accettò per l'antologia. (lo trovi su http://www.literary.it/ Il brano bellissimo potei aggiungerlo appunto solo perché lo ricordavo a memoria ed è, più o meno:
 " Seduto al pianoforte il libro delle stelle aperto lì davanti, le cupole lontane buie contro il cielo.
   I tasti muti. Gli archi mossi appena dal vento di terre lontane.
   Ascoltavo per la prima volta le storie del mondo.
   E adagio le mie mani sfiorarono la musica"
 L'ho ricordato anche adesso a memoria, l'ho rivissuto, e so che non è perfettamente l'originale, ma il senso e il sentimento c'è, grandissimo, tutte le volte che lo ripenso e lo riscrivo io suono musica nel vento della notte... quella musica che non conosco e che mai imparerò perché quante vite avrei dovuto
vivere sennò?

Bene, ricopiando Ravennah (questo è il suo titolo) ho ritrovato finalmente la seconda parte che spero di trascrivere domani.
Ecco dov'era! Porco cavolo! Ma questa è archeologia!
 
Angela Fabbri

Il Sacerdote delle stelle    





in: Rodolfo Tommasi

Labirinto Catottrico, 2008
"Adagio salì la scalinata azzurra che nell'ombra della sera lo portava al Tempio delle Stelle. Per sempre Sacerdote. Poiché aveva vinto la sua battaglia. Lui, l'ultimo essere umano della Terra.
Sotto l'arcata il buio lo avvolse e lui non guardò indietro. Tanto, resta­vano per sempre scolpite nel suo cuore le sedici lune tutte accese nel cielo e le sagome buie delle città e il sorriso dell'ultimo compagno che si era spento serenamente. Con la morte negli occhi Vlad gli aveva detto allora: voglio che la tua anima sia forte e grande, più di quella di tutti gli uomini. E quando fu lasciato solo, non gli restò che legarsi per la vita a quell'ultima volontà.
Dentro di lui erano morti tutti gli addii e d'improvviso la sua memoria s'era accesa e tutto, tutto quello che la sua mente e il suo cuore aveva­no anche solo sfiorato fino a quel momento, fu suo per sempre. Poiché era l'ultimo degli uomini".
Così comincia il libro di LAHAR.
Solo delle leggende anteriori dicono come lui riuscì ad essere Sacerdote delle Stelle.
Rivendicò questo diritto come essere unico, così come unico nell'uni­verso è il Sacerdote delle Stelle. E si preparò a lungo prima di battersi. La regola era:
Sarà il miglior rappresentante vivente della sua razza, sotto tutti gli aspetti.
Questo requisito era già suo: poiché era sopravvissuto solo lui, c'erano buone probabilità che fosse anche il migliore.
Gareggiando con i migliori dell'universo, brillerà fra di essi. Cosicché non ci sia dubbio e tutti lo indichino come il predestinato.
Così la nostra cara Terra morì. Poi qualcuno si prese cura di farla spa­rire dopo averne filmato la fine. E di ristabilire le orbite dei pianeti. Qualcosa si spezzò dentro di me, facilmente, ma, con mia grande mera­viglia, scoprii che potevo ancora vivere. E che riuscivo a scegliere vocaboli nuovi nell'infinita varietà dei suoni che esprimono pensieri. Solo la mia voce non la udii più. E sognai, per quello che mi sembrò una vita intera, tutto quello che potevo sognare della Terra e dei suoi abitanti.
Finché il tempo mi prese di nuovo in custodia.
La prima cosa che mi si presentò alla mente fu il dolore di una perdita che allora avevo solo ascoltato:
La donna dentro al negozio parlava con qualcuno di suo padre, morto da qualche anno. Anzi, si scambiavano la loro esperienza, perché anche l'altro aveva perso il padre diceva "Sono già passati sei anni, ma sembra ieri..."
E lei "Di più, certe volte sembra persino che non sia mai successo, non è così?"
Oh, se è così, avrei voluto risponderle adesso, ricordando la morte di mio padre e ricordando che la Terra non c'era più.
Dopotutto, anche a me sembrava ieri e che non fosse mai successo. Forse, agli esaminatori, sottoposi anche questo mio ascolto, l'eco di un pensiero non mio, ma ormai fatto mio.
Ebbene, io, cos'altro sono se non lo specchio di una razza?
Il tempio era piccolo e il vento lo attraversava in un'onda felice. Lì inginocchiato, il nuovo sacerdote pregava.
Io devo adesso scrivere il futuro.
E non dovrebbe essere difficile per il grande sacerdote che ha il libro delle stelle aperto davanti.
Seduto al pianoforte, il libro delle stelle aperto lì davanti, le cupole lon­tane buie contro il cielo.
I tasti immobili e gli archi mossi appena dal vento di terre lontane. Leggevo per la prima volta le storie del mondo e adagio le mie mani sfiorarono la musica.
Mentre l'aria infinita voltava le pagine del libro.
Io so. Questo diceva la mia musica.
Io so. E questo mi coinvolge e mi allontana.
Io so.
E l'universo ascoltava.
Chiedendosi cos'è sapere e come mai io so.
Ebbene: il mondo ha molte storie.