POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

sabato, settembre 27

JOHNNIE WALKER BLUE LABEL presents Jude Law in 'The Gentleman's Wager'




Lo so, si tratta della pubblicità di una famosa marca di Whisky, ma il corto è fantastico, la voce dei due protagonisti, veramente affascinanti, è straordinaria! Noi siamo abituati ad ascoltare film stranieri, doppiati nella nostra lingua, e perdiamo la parte migliore: la voce! Giannini poi, anche recitando in inglese, è insuperabile! Ma che dire di Jude Low? 

giovedì, settembre 25

GRAZIE FRANCESCO!

Ho avuto una bisnonna che ha attraversato due secoli, quello in cui è nata, la fine dell’ottocento e poi buona parte del novecento. Quando io sono nato lei era già vecchia e incartapecorita, una cosa che a noi bambini faceva una certa impressione, ma le sue storie  quelle no erano fantastiche. Raccontava di un mondo che non aveva la luce elettrica e nemmeno la televisione. Quando era nata non esistevano nemmeno le  automobili, si andava in carrozza, almeno chi poteva e aveva visto le prime macchine volanti spiccare il loro volo. Nata all’epoca dei cow-boy e degli indiani che per me erano dei soldatini con cui giocare, aveva assistito a quell’evento mondiale che fu il primo uomo sceso sulla Luna e io mi chiedevo quali cose fantascientifiche sarei stato destinato e vedere nel corso della mia esistenza.
Mi sbagliavo, in quel senso lei era stata una privilegiata. Einstein elaborava la Teoria della Relatività e il mondo cambiava completamente, il tempo non era più una costante mentre lo diventava la velocità della luce…ma chi di noi se n’è realmente accorto? Quanti alzando gli occhi nel cielo e guardando la luna si rendono conto che stanno vedendo il passato e si pongono tutte quelle domande che un’osservazione del genere dovrebbe far scaturire? Nessuno, nemmeno io.
Il mondo di oggi non è cosi diverso da quello degli anni 70, la luce dentro le case si continua ad accendere con il solito pulsante e un PC in definitiva è solo una televisione con più funzioni. E’ cambiata la carrozzeria delle auto, forse perfino in peggio, ma la loro sostanza è rimasta la stessa. Abbiamo perfino smesso di scendere sulla Luna e nessun uomo è mai sceso ancora su un altro corpo celeste. Da un punto di vista sociale e politico andiamo ancora peggio. Il proletariato non ha conquistato il mondo come in molti avevamo sperato, dio è morto e anche io non mi sento più tanto bene.
Nel 1999 ho assistito in montagna all’eclissi parziale di sole. E’ stato impressionante, la temperatura che è improvvisamente calata e il totale e assoluto silenzio che l’ha accompagnata come se anche le foglie degli alberi avessero avuto timore di disturbare quell’evento con il loro stormire. Ma nulla da poter essere paragonato allo stupore per il Circo di Buffalo Bill a Roma, la prima automobile o all’incredulità di girare un interruttore ed avere la luce elettrica dentro casa dove prima c’erano le candele o il gas per i più agiati. La mia bisnonna aveva perfino udito la prima scatola di legno parlante… una radio. Tutte cose che invece appartenevano alla mia normalità dove i suoi racconti mi apparivano come una sorta di fantascienza al contrario. Insomma una vera delusione aver passato tutti questi anni seppur travagliati e decisamente movimentati, senza mai assistere a nessuno di quegli eventi eccezionali che poi fanno la storia dell’umanità perché in definitiva perfino lo sbarco sulla Luna non è stato così eccezionale come può essere apparso alla mia bisnonna o ai miei genitori.
Ora vi starete chiedendo cosa abbia a che vedere Papa Francesco con la mia bisnonna e questa strampallata storia. Probabilmente nulla se non fosse che la mia ava  essendo nipote di un cardinale abitava in Via della Conciliazione a pochi passi dalla Santa Sede e che proprio a Papa Francesco debbo il mio momento storico da poter raccontare che poi, è quello che sto facendo.
Quando leggevo di Celestino V e del “gran rifiuto” non potevo immaginare che sarei vissuto nell’era dei due Papi ambedue vivi se non uno proprio vegeto e questo, che lo vogliate o no è un fatto storico enorme in una istituzione come quella che può essere la Chiesa Cattolica, alla quale come ben sapete guardo con il dovuto rispetto e la giusta distanza essendo io agnostico piuttosto che ateo, ritenendo, ma è soltanto un’opinione, che questa seconda condizione dello spirito sia troppo mistica per un razionalista come sono.
Avendo studiato dai Barnabiti con una sommaria infarinatura della Summa Teologica di sant’Agostino, le implicazioni dell’avere due Papi perché di questo in fondo si tratta, indubbiamente mi affascinano, cosi come non ha mancato di suscitarmi simpatia Francesco, simpatia che da queste pagine ho più volte espresso. Non me ne vogliano i bacchettoni al contrario di certa sinistra, quella delle gaulois, la birra gelata e i titoli rossi dei loro giornali il mio non credere non viene da esperienze negative con il clero ma da una convinzione che a ben vedere è l’esatto opposto della fede, tanto questa è forte. Nel clero, per quello che mi riguarda ho sempre trovato, per mia fortuna, conoscenze eccezionali come quella del compianto Cardinal Martini, un americano trapiantato a Roma, amico di famiglia fin da quando ero piccolissimo. Una persona umanamente eccezionale o il mio insegnante di religione presso i Barnabiti, il primo prete brasiliano a spretarsi per sposare la donna di cui era innamorato.
Francesco però ha voluto fare di più, come se in qualche modo sapesse che lo seguo nel mio non essere credente e stesse cercando di ricondurmi in quell’ovile che non mi appartiene. Ebbene, per espressa volontà del Papa, una cosa che in Vaticano non è da prendere sottogamba, trattandosi forse dell’unico monarca assoluto ancora esistente al mondo, Jozef Wesolowski è stato arrestato dalla Gendarmeria dello Stato Vaticano. Non era mai accaduto. E’ l’effetto della tolleranza zero contro la pedofilia.
Ordinato sacerdote nel 1972 dall’allora arcivescovo di Cracovia Wojtyla era nunzio apostolico nella repubblica Dominicana quando un anno addietro grazie a un’inchiesta di una Tv privata scoppiò lo scandalo.  Wesolowski adescava bambini sulla spiaggia offrendo denaro in cambio di prestazioni sessuali. Non solo, l’inchiesta mise in luce che il prelato era un assiduo frequentatore dei luoghi di prostituzione minorile.
Qualcuno di voi ricorderà le polemiche suscitate dal fatto che la Santa Sede lo aveva immediatamente richiamato a Roma. I soliti complottisti si scatenarono, non potendo nemmeno immaginare quali potevano essere i motivi che avevano spinto Francesco a un simile atteggiamento. Aveva protestato perfino l’agenzia dell’ONU. A me, era parso strano che Francesco lo volesse tutelare, anche lui come me venendo da quel cielo pieno di stelle così diverse che vede nella Croce del Sud la sua Stella Polare e avendomi sorpreso fin dal primo giorno con la frase meno storica che un Pontefice potesse pronunciare: “Buona sera!”. Invece,  come cittadino vaticano (la Santa Sede è a tutti gli effetti uno Stato Estero seppure nel territorio italiano) e in quanto nunzio, doveva essere sottoposto a un doppio processo; canonico e penale. A fine giugno la Congregazione per la dottrina della fede (quello che un tempo era il Santo Uffizio) lo ha dimesso dallo stato clericale e ora deve iniziare il processo penale, quello per cui si va in galera, tanto per essere più chiari.
Il promotore di giustizia del Tribunale Vaticano, insomma il PM, gli ha notificato i capi d’imputazione come si evince dalla scarna nota diffusa da padre Federico Lombardi: “ La gravità degli addebiti ha indotto l’Ufficio inquirente a disporre un provvedimento restrittivo che alla luce della situazione sanitaria dell’imputato, comprovata dalla documentazione medica, consiste negli arresti domiciliari con le correlate limitazioni, in locali all’interno dello Stato della Città del Vaticano”. Non sta quindi in prigione, ma neppure a casa sua considerato che l’ex prelato non ha case in Vaticano. I gendarmi lo hanno lasciato nelle stanze del Collegio dei Penitenzieri, sorvegliato a vista.
Va da se che con la condanna canonica Wesolowski ha perso l’immunità diplomatica e quindi potrebbe essere soggetto anche a procedimenti giudiziari da parte di altre magistrature e anche questo sarebbe in assoluto la prima volta che accade. L’11 Luglio dello scorso anno Papa Francesco ha inasprito le pene contro i pedofili e ha reso processabili anche i diplomatici della Santa Sede.
Due Papi e la prima condanna di un diplomatico vaticano da parte della stessa Santa Sede. Viene voglia di crederci, se non nello Spirito Santo, in questo Pontefice a me piacendo enormemente questa parola essendo l’appellativo del Sommo Sacerdote, seppur pagano,  che assisteva alla costruzione dei ponti, per gli antichi romani la massima espressione dell’architettura e dell’ingegno umano nonché amministratore del Diritto Romano, quell’insieme di leggi che ancora oggi i novelli avvocati studiano nelle università.
Non chiedetemi per quale motivo, la simpatia come l’antipatia è un fatto di pelle che sfugge alla razionalità perfino di un razionalista come me, non ho mai avuto particolari simpatie per nessun Pontefice in particolare ma Francesco mi affascina e non ho problemi nel riconoscerlo. A modo suo combatte una guerra e a me piacciono i combattenti , quelli che affrontano il mondo a viso aperto senza curarsi troppo di quello che gli altri dicono o pensano.
Nella storia della Chiesa questa sarebbe la prima volta che il Santo Uffizio, dopo tanti secoli di barbarie fa una cosa buona giusta. Verrebbe da dire che purtroppo il 12 febbraio del 2001 Giovanni Paolo II aboliva la pena di morte ancora prevista nell’ordinamento giuridico dello Stato Vaticano ma per estradizione culturale sono contrario a tutte quelle pene… definitive. Errare è umano, non potendosi più dire democristiano il perseverare per raggiunti limiti storici.
  Buona vita a tutti voi
Massimo Mariani Parmeggiani 
Come ben sai, Max, mi piace rubacchiare qualche tuo articolo dal tuo sito personale...tanto l'hai già reso pubblico su FB! Conosco il tuo pensiero filosofico, politico e assolutamente ateo. Ma vorrei davvero che tutti quelli che si definiscono credenti, a qualsiasi credo appartengano, usassero il discernimento e la ragione, piuttosto che certi preconcetti duri da smuovere o, peggio ancora, quell'assurda omertà per la quale "di certe cose non si deve parlare, perché sporca l'immagine di Chiesa". Si deve tacere! Ma scherziamo? Chi insozza l'immagine di Chiesa, sono questi pedofili che indegnamente vestono l'abito talare! Quella Chiesa che per tanto tempo si è avvalsa della Sacra Inquisizione, quel Torquemada e i suoi seguaci, avrebbero dovuto innalzare la pira (o rogo) per il loro stesso clero, e tenerla accesa, come il fuoco delle vestali, fino ai nostri giorni. Mi spiace, conosco vescovi e sacerdoti cui porto un grandissimo rispetto, per la loro correttezza morale...ma le mele marce, vanno gettate nel letamaio, la famosa Geenna, 
Per chi non lo sapesse:
La Geenna (o Gehenna o Gaénna) è una valletta scavata dal fiume Hinnom sul lato sud del monte Sion. Il nome deriva dall'ebraico gē-hinnomche significa, appunto, "valle dell'Hinnom".[1] Sion è un rilievo montuoso sul quale è stata fondata la città di Gerusalemme ad opera del popolo dei Gebusei. Il re Davide la conquistò e ne fece la sua capitale. Attualmente è tutta edificata ed è un quartiere di Gerusalemme tra i più poveri, mentre l'Hinnom è un torrentello a carattere non permanente.
Nell'Antico Testamento
Nella valle dell'Hinnom i re di Giuda Acaz e Manasse avrebbero praticato il culto del dio Moloch, al quale, dopo essere stati sgozzati, venivano bruciati in olocausto i bambini[2] (2 Cronache Geremia. Il re Giosia volle poi sopprimere sul suo territorio ogni tipo di devozione non diretta a JHWH. Per impedire che in futuro si continuassero pratiche simili, fece profanare il luogo in cui si praticava il culto idolatrico e ne fece più propriamente una discarica di immondizie e cadaveri a cui non veniva concessa la normale sepoltura, dove il tutto veniva bruciato da un fuoco continuo.
Dio avrebbe infatti decretato per bocca del profeta Geremia che la valle di Hinnom doveva servire come luogo per eliminare in massa cadaveri e non per torturare vittime ancora in vita Geremia  Quanto dichiara la Bibbia a proposito della Geenna concorda in genere con l’idea tradizionale di fonte rabbinica e di altre fonti: la valle di Hinnom serviva come luogo adibito all’eliminazione dei rifiuti di Gerusalemme. Ad esempio in Matteo gaénna ha il valore generico di “mucchio d’immondizie”
Danila Oppio

mercoledì, settembre 24

LETTERA A SESìL: Il problema della libertà (parte terza)

In tutto questo marasma del guadagnamoci il lavoro, non è che ho dimenticato i sentimenti, i desideri fisici, il bisogno di amare e essere amata.
Durante il primo anno di Torino avevo messo da parte Claudio, cercavo di non pensarci, avevo da costruire qualcosa e pensavo anche che lo facevo per tutti e due.
Ma ero perseguitata dalle lettere di una mia ‘cara amica’, vera femmina d’epoca, che raccontavano con ricchezza di particolari come me lo stavano portando via mentre ero via a costruirmi un lavoro. Così, tornando per un fine settimana, andai a trovare Claudio.
Constatando come era già ben sistemato, con la biondina veneta che gli serviva il cibo in tavola (finalmente capivo perché la biondina veneta mi era sempre stata insopportabile al liceo, dove le nostre due classi facevano insieme le ore di ginnastica (3) ), uscii dalla sua vita e lui dalla mia.
Adesso ero davvero libera di costruire la mia libertà fondata sul lavoro.
Non mi rendevo conto, allora, di interpretare così, di persona, il primo passo della nostra Costituzione.

Inaugurai la mia carriera di femmina alla cena e conseguente ballo di fine corso. Quando, dopo essergli stata a lungo fra le braccia calde, baciai spudoratamente e completamente uno dei colleghi, brutto ma uomo molto gentile e di aspetto molto brasiliano.
Questa cosa del bacio mi aveva sempre incuriosito e anche preoccupato, ma quella volta lì venne così bene, così spontaneo e rilasciato e scivolato che non lo dimenticherò mai.
Da allora mi è sempre piaciuto baciare. Ma un’altra risposta brasiliana, con un uomo, non è arrivata più.

Di Ravenna le ragazze dell’Ostello Valdese, che venivano da luoghi molto diversi (piemontesi del cuore del Piemonte e cioè Pinerolo e piemontesi delle montagne, poi da Bergamo, da Ragusa, da Trapani e persino da Sarajevo in Bosnia) mi raccontavano di stare attenta perché là, si sapeva, le ragazze erano vestite all’ultima moda e sempre ‘in tiro’. Così mi guardavo la camicia poco stirata di stampo militare, i calzoni di tela senz’altra firma che quella delle mie forme e finivo sulle scarpe di vitello che la forma l’avevano scordata da un pezzo. In quei panni io ci stavo proprio bene. E poi ero carina, almeno così qualcuno diceva.
Tuttavia, una volta incamerati i primi favolosi stipendi, ecco che essi incominciarono a essere investiti. Proprio così, anch’io dopo un po’, potevo dire di avere dei soldi ‘in vestiti’.
E ho fatto bene perché di lì a un anno tutta la magnificenza della paga si ridimensionò, complice la crisi che continuava il suo lavoro silenzioso.




(3) NdA.   All’epoca, adesso non so, al Liceo Scientifico “A.Roiti” di Ferrara non esistevano classi femminili, solo maschili e miste. Dunque le ragazze di 2 sezioni venivano accorpate per le ore di Educazione Fisica, analogamente accadeva ai ragazzi. Unica differenza: i maschi avevano l’uso della palestra ultramoderna entro l’edificio del liceo, le femmine dovevano scarpinare fino all’enorme capannone del Palazzetto dello Sport e ivi fare ginnastica al freddo. Tanto, cosa vuoi, alle ragazze interessa così poco l’educazione fisica che marcano visita ogni volta che hanno le mestruazioni (o meglio ‘le loro cose’, come
si diceva allora).

A Ravenna cominciò la mia carriera di donna a cui gli uomini piacciono tanto, appena abbozzata a Torino. Ma forse la definizione che ho appena dato appartiene a tempi molto successivi perché allora capitava più che io piacevo agli uomini e di fronte a lunghe insistenze li accettavo. Era l’epoca in cui li consideravo solo animali da letto e le donne invece come persone con cui coltivare insieme il cervello (anche qui ho in seguito riveduto il concetto).
A Ravenna incontrai anche la terza donna della mia vita, dopo mia madre.
Il Capodanno del 1981, di ritorno dal Lido di Jesolo dove l’avevamo festeggiato con amici, in autostrada incontrai il primo cane della mia vita, Ricco, cucciolo abbandonato e festoso che non voleva saperne di restare nello scatolone (rimasto vuoto di viveri) dove l’avevo messo durante il viaggio in auto verso casa.
Poco dopo, il 20 del mese, morì il mio amato Zio Alfredo che da piccola mi terrorizzava perché si toglieva i denti finti (i suoi li aveva lasciati in Africa, durante quella guerra, ma io allora non sapevo che la causa di quella mancanza era scritta nella storia, la storia infinita delle guerre).
Mi raccontano, io non lo ricordo, che da piccola rubai quella sua dentiera e dovettero rincorrermi per riprenderla e portarmela via.
Forse per punirmi di questa marachellona antica, in giorni recenti ho dovuto anch’io cedere i miei denti.
Non preoccupatevi, se mi incontrate non mi troverete senza: ho investito parte della mia liquidazione a reimpiantarli su.
Il mese dopo (2 febbraio 1981), anche Ricco mi venne portato via: un’auto lo investì e lo stese per una mia disattenzione o meglio per la troppa attenzione che stavo dedicando alla mia macchina fotografica e da allora non l’ho usata più.
Nel breve periodo che con Ricco abbiamo vissuto insieme, tutte le domeniche andavamo a Francolino, un piccolo paese a 10 km da Ferrara. Andavamo a trovare un caro amico, un vecchio signore contadino che lavorava e amava la sua terra. Ma anche lui mi lasciò, di lì a pochi giorni, per ‘un brutto male’ come lo si chiamava allora.
Mi sembra che a questo punto le morti vicine si fermarono per un po’.
E anch’io mi fermo qui perché nel 1981 i miei vent’anni stavano finendo di consumarsi: il 3 di ottobre ne avrei compiuti 30.

Ricordo che da giovane non facevo che spostare mentalmente in avanti il momento in cui mi sarei fatta una famiglia.
Alla mia epoca, se si arrivava a 25 anni senza essere sposate, si diventava ancora zitelle.
Ma a me, mano a mano che mi avvicinavo a quell’età, mi era importato sempre meno e di realizzare me stessa sempre di più.
Dopotutto, mi dicevo, 28 è una buona età per sposarsi e avere dei figli.
Allora, allora sarò già diventata un bravo scrittore così da non riversare le problematiche del mio scrivere sulla mia famiglia.
Però la crisi economica si era abbattuta di traverso sulle mie idee.
Il lavoro era stato da rincorrere e, una volta trovato, da farmelo piacere, ma qui ho imparato presto.
Come ho imparato presto che il lavoro, quando è preso completamente, non dà più spazio per altro. All’inizio mi dicevo “Vabbè, adesso dedicati a questo, poi, quando lo dominerai, tornerai a scrivere e disegnare”. Intanto l’idea di famiglia si allontanava. Anche disegnare diventava complicato perché, sempre in viaggio da un posto all’altro, le chine e la carta da disegno non me li potevo portare.
Ma i miei quaderni sì. E ho scritto dovunque stavo, la notte, quando finalmente restavo sola.
Certo sono intervenuti gli uomini a distrarmi, in buona quantità. E a onor del vero anche alcune donne.
Ma mai nessuno, né famiglia né amori, mi ha avuto mai più.



                                               

   - Fine   della  Terza  Parte –



lunedì, settembre 22

Il vestito dell'amore


t
ti
ti a
ti am
ti amo
ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo tiamo
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo ti amo
ti amo ti amo
ti amo
ti am
ti a
ti
t
prima
l’amore si veste di parole
poi
-col passar del tempo-
si spoglia
Giovanni De Simone
Un abbraccio.
(non so se questo abbraccio faccia parte della poesia, o se tu Giovanni l'abbia inviato a me, spedendo questa composizione artistica, in ogni caso, grazie e ricambio di cuore)


domenica, settembre 21

Come Ofelia

Si tratta di un dipinto preraffaellita (1851-1852), l'autore è John Everett Millais. E' L'Ofelia di Amleto, ed è un olio su tela 


Sotto la coltre
Celeste, trapuntata
Di notte stellare
Unica veste
La luce lunare

Così mi appare
Il letto di seta fluente
D’un fiume che scorre
Che va dalla sorgente
Verso il mare

Come Ofelia
Scivolo pian piano
Verso l’orizzonte
Non troppo lontano

Ed è là che ti incontro
Mi prendi per mano
E mi conduci lassù
Nell’immenso tuo blu

Danila Oppio
inedita





Stornellata


Ed ora ti sto aprendo
le braccia anch'io
il tuo alito sulla pelle
il tuo cuore sul  mio

Come vorrei tanto
scambiarci effusioni
desidero averti accanto
i sogni? Ambizioni!

Una grande tristezza
d’improvviso m’assale
vorrei poter morire
o forse solo partire

Ma dove andare
se non correrti incontro
anche solo un momento
e i tuoi occhi guardare?

Calde dei raggi di sole
Le carezze, ali di gabbiano
baci tra noi come lucciole
il viso sfiorano da lontano.

 Ah, amore mio immenso
 non trovo parole nuove
 a dir di ciò ch’è sommerso
Come onda agitata si muove.

Hai spremuto il cuscino
di piume e steso lenzuola
di seta frusciante o di lino
i colori come un’aiuola.

Mi tuffo nelle tue braccia
a lungo resto teneramente
del tuo amore vado a caccia
che dici? Finalmente!

Danila Oppio
Inedita