POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

sabato, agosto 31

L'omaggio di Francesco al velo di Rania

L’ha rifatto.  Già aveva baciato sulla guancia Cristina Kirchner presidente della sua Argentina che più che uno strappo al protocollo era una vera e propria lacerazione della rigida etichetta vaticana che non era stata ben digerita da quella parte della Chiesa poco apostolica ma molto romana. Ora si supera e ci ricorda che dobbiamo rispetto all’altra metà del cielo e di fronte alla splendida regina di Giordania accenna un inchino. Rania, se non le bastasse esser donna, è anche mussulmana ma ha il capo velato, seguendo quell’etichetta che spesso abbiamo visto non essere rispettata da dal donne cristiane che lo hanno incontrato. I gesti, i gesti come la parole hanno il loro valore anche in un mondo che va alla deriva.

“Chi rappresenta Cristo non si inchina davanti a nessuno “, lo avrete sicuramente letto su qualche sito oscurantista che ancora spera di rimettere in piedi la Santa Inquisizione per la salvezza delle anime.  Eppure nel mio disincanto di non credente atipico ricordo quel Cristo fare ben altro che inchinarsi, dare la sua vita per la salvezza di tutti e con passione che, al contrario di quanto si crede, significa dolore.
Ancora una volta Francesco demolisce quella ieraticità stucchevolmente intrinseca nella sua natura che vorrebbe il Vescovo di Roma al di sopra di tutti gli altri. Il protocollo vaticano che va a rotoli e non sono i rotoli del mar morto.  Saltano regole centenarie che una per una vengono rinchiuse in uno di quei bauli che un tempo si mettevano in soffitta. In cantina andavano invece quelle cose che di tanto in tanto venivano riesumate per Pasqua o per Natale.
Quell’inchino è la galanteria dell’uomo di fronte ad una donna, un rispetto che non può venire a cessare solo perché l’uomo si è fatto Pontefice. Pontefice, al giorno d’oggi le parole ai più non dicono nulla, sono come etichette appiccicate sulle cose che nella mente non rimbombano del loro più profondo significato. Il pontefice era in quei tempi di fasti antichi di fronte ai quali impallidiamo di vergogna, il sommo sacerdote che presenziava alla costruzione dei ponti. Di tutti era quello più importante che per gli antichi romani unire due opposte sponde non era solo pregevole architettura ma atto magico e sacro degno della massima cura.
Francesco, più d’ogni altro Papa incarna l’essere gettatore di ponti nel vero e letterale senso della parola, tanto da unire perfino chi sulla sponda diametralmente opposta assiste con affascinata attenzione al suo operato. Cosi in quell’accennato inchino riconcilia la Chiesa con quell’esser donna che solo i più attenti cultori mariani avevano posto al centro del loro essere cristiani. Io devo parte del mio cognome a quel secolare culto, ancor più rafforzato dal nome di Maria che solo la progenie maschia della stirpe porta con il nome in onor suo.
I nomi, le parole e con esse la loro sostanza oggi spesso vengono gettati nel vento e passano senza significare nulla. Così la massa dei cattolici che ancora si reca in chiesa assiste indifferente a quella frase sentita mille e mille volte “questa è la parola di Dio”. La Bibbia è scritta in ebraico antico, anche se noi leggiamo una traduzione dal greco, e in ebraico “Javè” significa non Dio, come erroneamente lo traduciamo ma il Verbo. Dio è quella parte della frase senza la quale questa non ha più alcun significato. a tal punto contavano la parole in quel tempo perduto.
Così se non riesco a vedere nessun rinnovamento in una politica sempre più gridata e sempre più offensiva dell’udito come dell’intelligenza, una politica sempre più vuota di valori ai quali potersi affezionare, il mio essere talmente laico da essere quasi sconveniente, assiste allibito al fascino mistico di questo uomo tra gli uomini che è Francesco, il Papa che torna a far coincidere la forma con la sostanza quasi volesse riportarci alle origini delle catacombe, quando essere cristiani aveva un preciso significato.
Ai piedi le scarpe vecchie come a dire che sta solo continuando il cammino, la mitra sotto braccioperché Cristo la croce se l’è portata da solo fin sul Golgota e quel copricapo al cospetto è ben poca cosa. Certo io sognavo tutta un’altra rivoluzione, una rivoluzione che invece, visto come vanno le cose, è certo che non vedrò mai.
Lo hanno preso dall’altra parte del mondo, da quella stessa parte che sotto la croce del sud ha dato i natali a mia sorella, lei che invece ci credeva. Per quanto l’esistenza possa apparire ingiusta, è una esperienza che, potendo, vale la pena di vivere fino in fondo.  Se ho la speranza di vedere qualcosa di buono, questa oramai è tutta nelle mani di Francesco. Che sia l’inizio di una nuova storia, questo non lo so ma è la prima volta che non mi sento giudicato e questa è una strana sensazione, piacevole a dire il vero.
Mio padre fu guardia palatina con la divisa michelangiolesca e tanto di alabarda, che si chiuda uno di quei tanti cerchi che hanno disseminato la mia esistenza? Chi può dirlo, io no di certo.
Di Massimo Mariani Parmeggiani

Fabrizio De André - Geordie (Live)



Mentre attraversavo London Bridge
un giorno senza sole
vidi una donna pianger d'amore,
piangeva per il suo Geordie.

Impiccheranno Geordie con una corda d'oro,
è un privilegio raro.
Rubò sei cervi nel parco del re
vendendoli per denaro.


Sellate il suo cavallo dalla bianca criniera
sellatele il suo pony
cavalcherà fino a Londra stasera
ad implorare per Geordie

Geordie non rubò mai neppure per me
un frutto o un fiore raro.
Rubò sei cervi nel parco del re
vendendoli per denaro.

Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso,
non ha vent'anni ancora
cadrà l'inverno anche sopra il suo viso,
potrete impiccarlo allora

Nè il cuore degli inglesi nè lo scettro del re
Geordie potran salvare,
anche se piangeran con te
la legge non può cambiare.

Così lo impiccheranno con una corda d'oro,
è un privilegio raro.

Rubò sei cervi nel parco del re
vendendoli per denaro.






venerdì, agosto 30

Copyright sull'Ecce Homo sfigurato

Cecilia Gimenez


Si aggiunge una seconda puntata, alla vicenda di Cecilia Gimenez, l’anziana signora che, l’estate scorsa, con la pretesa di restaurarlo, aveva deturpato l’Ecce Homo di Elias Garcia Martinez, un affresco conservato nel santuario del paesino (500 anime) di Borja.
La vicenda aveva fatto il giro del mondo  - ne ho scritto anch’io in un altro blog – e la signora con velleità artistiche era stata ridicolizzata, se non linciata metaforicamente, in ogni lingua. Ma la storia ha interessato e continua ad attirare migliaia di turisti a Borja, e un fiorente merchandising è cresciuto in conseguenza a questo fatto,con raffigurazioni dell’Ecce Homo “restaurato” vendute su tazze,magliette,custodie per cellulari,accendini. Cecilia Gimenez ha così rivendicato il copyright e chiesto al comune di Borja l’ottenimento la una parte di profitti derivanti da quelle vendite. L’accordo raggiunto con il comune di Borja prevede che il 49 per cento degli incassi vada a lei.
Insomma, dopo il danno, la beffa. Io avrei dato alla gentile pseudo-restauratrice, una multa equivalente, perché un danno di siffatte dimensioni non merita d’essere premiato.
E’ proprio vero che il mondo sta girando alla rovescia.




Danila Oppio

Omaggio ad Anna Montella e a José Van Roy Dalì




Carissimi Anna e José, queste due immagini mi hanno colpito positivamente, ma ritengo che, postate
su FB, alla fine scompaiano tra miriadi di altre immagini e commenti.
Allora ho pensato - mi sono presa il permesso da sola, ma solo per farvi una piccola sorpresa - di fissarle su questo blog, che in fondo ricollega i due cavalli, quello formato da una nuvola, scelto da Anna, e quello dipinto di José Van Roy Dalì, entrambi in volo, come i miei Versi.
A entrambi, la mia stima più profonda e un augurio sincero: ad maiora!

mercoledì, agosto 28

DIVORZIO



Noi - due
(che un tempo eravamo UNO)

E il resto del mondo
Solo come sfondo!
Persi in mille rivoli
Di pensieri frivoli

Noi - due

Invenzioni tardive
In brevi missive
In un contesto denso
Privo di senso

Noi - due


Inconsistenti
In accadimenti
Inesistenti
Divergenti
Accorgimenti
Disarmanti
Smarrimenti

Ipnotizzanti
Ottenebramenti
E noncuranti
Scantonamenti

Noi - due

In un contesto denso
Privo di senso

Tra sballottamenti
Sbandamenti
Sbigottimenti
E poi
Scoraggiamenti
Che lasciano
Sedimenti
Di defunti sentimenti

Noi - due
In un contesto denso
Privo di senso
Noi  - due
( Che un tempo eravamo UNO)


Danila Oppio
Inedita







Giro turistico in Siria di allora...ed ora?

facciata della Chiesa di S. Paolo a Damasco
Palmyra: il palazzo di Diocleziano
Latakia al tramonto - luogo balneare sul mar Mediterraneo
Il Krak dei Cavalieri
Giardino davanti al museo archeologico di Aleppo
Ingresso del museo archeologico di Aleppo
Scorcio di Aleppo
Aleppo by night
Panorama di Aleppo
Rovine della chiesa di San Simeone lo stilita
Sculture ittite nel deserto




Si tratta di una scarna selezione degli innumerevoli scatti - a volte sfocati a causa del sole accecante -
effettuati tra giugno e luglio 2006 quando, in pellegrinaggio sulle orme di S. Paolo, mi sono recata in Siria. Siamo partiti in volo da Malpensa (Milano) per atterrare ad Aleppo (Haleb).Da lì con un pullman turistico, molto confortevole, abbiamo girato la parte ovesti della Siria, dirigendoci verso Damasco ed il deserto di Palmyra.
 Hama -  Homs - Apamea – Ebla - Aleppo- Maaloula - Damasco - Palmyra 

Dopo una breve visita della città, famosa per le gigantesche norie di cui alcune sono tutt’ora funzionanti, si prosegue verso nord visitando i siti archeologici di Apamea, che impressiona per i magnifici colonnati, ed Ebla. Giunti ad Aleppo ci si reca al bazar (suk) coperto, uno dei luoghi che lasceranno una forte impressione, considerato uno dei mercati più pittoreschi e vivi del Medio Oriente, dove tra le mille cose interessanti si trova l’eccellente sapone all’olio di oliva ormai conosciuto in tutto il mondo.
La prossima tappa è il bel villaggio aramaico di Maalula, con le casette azzurre appoggiate tra le rocce di un monte; qui sopravvive una comunità che utilizza ancora l’antica lingua che fu di Gesù. Si prosegue sempre in direzione nord sostando a Homs, dove si trova la moschea di Khalid Ibn Al Walid, che presenta una sintesi degli stili artistici bizantini, ottomani ed arabi. Da qui si raggiunge Crac des Chevaliers, il possente e famoso forte crociato costruito intorno al 1150, che domina severo un panoramico monte ed è splendidamente conservato, un luogo che merita un’accurata visita. Ci si reca quindi alla città di Hamam dove si possono ammirare le antiche norie.
Al mattino si effettua un’escursione ad ovest della città per raggiungere i resti della bella cattedrale che venne eretta nel luogo dove San Simeone passò la vita sulla cima di una colonna. Rientrati ad Aleppo si visitano la cittadella che ne domina il centro, ci si reca al museo archeologico che conserva le prime forme di scrittura ittita, su tavolette di argilla, quindi si prosegue ai Khans e alla Grande Moschea.
Si lascia Aleppo in direzione est seguendo il corso dell’Eufrate per poi iniziare l’attraversamento del deserto siriano in direzione sud arrivando all’antica città di Sergiopoli (Ar Rasafeh). In questo sito d’inaspettata bellezza, che sorge cinto da vaste mura nel mezzo del deserto, sono particolarmente impressionanti le gigantesche cisterne sotterranee. Proseguendo, si visitano le rovine del castello e sito carovaniero di Qasr Hier Sharqi e si raggiunge l’oasi di Palmyra.
Un’intera giornata va dedicata alla visita del grandioso sito di Palmyra, perla del Medio Oriente. I punti principali sono il castello, il teatro, le tombe e il grande tempio di Baal, oltre al museo. Si potranno godere momenti particolarmente evocativi passeggiando tra i lunghi colonnati che attraversano l’antica città(cardo romano) o tra i cenotafi a torre della necropoli nel deserto; sembra quasi di scorgere la presenza della bellissima regina Zenobia, con i palmeti che abbracciano i resti di quello che fu il suo grande sogno, l’indipendenza da Roma. I tramonti dalla collina del castello che domina l’oasi sono una delle visuali più affascinanti di questo bel viaggio.
A Damasco, la casa di Anania, colui che ridiede la vista a S. Paolo, la Chiesa di S, Paolo, i negozi dove si possono acquistare pregevoli tessuti (damascati, appunto) e gioielli di raffinata fattura.
Dovrei continuare a lungo, ma mi fermo qui, con una domanda assillante: se tornassi ora, in quei luoghi, li troverei ancora intatti o la guerra fratricida ha distrutto quel che per millenni era ancora in essere?
E quei bambini? Per favore, smettetela di fare la guerra!

Danila Oppio







martedì, agosto 27

Alè, adesso vanno tutti in Siria

"Alè, ades i va tutt in Siria. Ach sì i buta zò tutt chi armament che i'à mes da part parchè  a nan sa mai!
E al dì ad San Mai l'è arivà. L'è chi, l'è propria chi, drè l'angul. Se a vlì a putè anch far dil fotografi"
(Sfogo in ferrarese di una fraresa).
Traduzione:
"Alè, adesso vanno tutti in Siria. Così bombardano con tutti quegli armamenti che hanno messo da parte perché non si sa mai!
E il giorno di San Mai è arrivato. E' qui, è proprio qui, dietro l'angolo. Se volete potete anche fare delle foto"
 Ma quante scuse devono trovare questi 'Stati' per riuscire a eliminare i loro depositi di materiale bellico?
Perché se ognuno di questi 'Stati' si guardasse anche solo in casa troverebbe sicuramente un migliore impiego del tempo.
 Parlo da ignorante, da provinciale, da donna e da essere umano. Ma, a chi sto parlando?
Angie

A me, che ti capisco più di ogni altro, perché in Siria ci sono stata nel 2006, ho filmato e scattato foto, Era un incanto,con tanti siti archeologici romani, ancora intatti. Il Krak dei Cavalieri, che ha più di mille anni e pare costruito ieri.
E l'ho girata in lungo e in largo. Se guardo foto scattate dai reporter, mi viene da piangere, Quanti bei bambini ho visto! Ci saranno ancora? Case distrutte, uno sfacelo. Ma in qualche modo bisogna farla smettere, questa maledetta guerra tra fratelli! 
Qui sotto, alcune foto che ho scattato 7 anni fa... ma che pare un'eternità!

Dani
Damasco oggi
Damasco ieri (2006) La via dove si affaccia il Chams Palace Hotel

Il Caravanserraglio di Damasco



La Moschea degli Ommayyadi
Hall del Chams Palace Hotel a Damasco, con ristorante girevole al 14° Piano

Ingresso del Chams Palace Hotel di Damasco




Qui nasce solo quel che vuole crescere"







Qualche angolo del mio giardino, piccolo come un fazzoletto, ma che amo !

Queste foto sono primaverili, quando l'erba è bella verde e le piante in fiore! Adesso posso dire con precisione che l'erba del vicino non sempre è più verde,la mia è paglierina,secca come un campo di grano appena tagliato. E le piante, poverine, piangono il seccume e qualcuna è spirata, senza neppure un po' di agonia, Ieri era ancora in vita,oggi è rinsecchita!
La casa è costruita bene, io ho la fortuna di avere la testata d'angolo, così solo un lato è attaccato alla villetta attigua, per il resto, il giardino gira sui tre lati. Ma a me basta e avanza. Se fosse più grande,dovendomene occupare io, sarebbe una fatica immane. Quando sono arrivata a Legnano, di piante e prati non ne sapevo nulla, sono andata per tentativi. Le piante che vivono malgrado la mia inesperienza, crescono con autonomia propria, come quel gelsomino sul retro della casa, che se ne è andato su per i fatti suoi.
Altre, delle quali magari mi prendo più cura, inesorabilmente durano poco. Allora molti mi chiedono: ma perché non pianti questo o quello? Rispondo: "qui nasce solo quel che vuole crescere". Infatti, alcune piante sono venute su da un seme portato dagli uccelli o dal vento. E sono rigogliose malgrado la siccità o il gelo invernale. Allora mi sono detta: "La natura sa quel che vuole e come deve fare, lasciamola libera". Quindi il mio giardino, che poco alla volta ha perso tutto quanto ho piantumato a suo tempo, ora possiede solo quel che ha voluto o accettato lui. Io non uso diserbanti, prodotti chimici contro insetti nocivi o afidi. Non lo faccio per gli animali che girano in giardino e per gli uccellini che nutro d'inverno. Uso pochissimo concime, solo in primavera, quando le piante sono in boccio e desiderano un po' di alimento, visto che la terra è piuttosto povera. Ma possibilmente che sia naturale, liquido derivato da concime animale.Ecco,abbiamo parlato di piante!
Grazie, Angie, alla tua piccola vite tanto potata da Bella!
Danila Oppio

Panacea



parole
vecchie e nuove
vanno libere
sulle ali del tempo
verso spazi
delineati
che riempiono
con soffi di sole
e canti di uccelli

parole...
quelle scritte
curano le ferite

Giovanni De Simone
(Inedita)

La piantina di Bella di Angela Fabbri


E allora adesso ti narrerò una storia. Una storia vera.
Tanti anni fa al piccolo supermercato vicino casa mi regalarono una piantina, non so più per quale ricorrenza.
La portai a casa, salvandola in mezzo alla spesa. A mia madre sono sempre piaciute le piante. L'avevo accettata per lei. E la feci uscire per ultima dalla spesa, quella piccola pianta senza arte né parte, ma con tanti fiorellini rossi e dentro a un vasino.
Mia madre disse come solito "Che bella!" e io la mostrai giusto a Bella, la mia cagnona, che, presa da una gelosia istintiva, si mangiò in due bocconi tutti i fiorini rossi. 
Il giorno dopo con la mamma trovammo un posticino in balcone per la piccola pianta. E sembrò che Bella se ne fosse dimenticata.
Di fiorire non ci pensò più. Se ne stava lì, anonima e regolarmente innaffiata ogni sera.
Io andavo e venivo per lavoro, a notte non mi veniva certo in mente di guardare in balcone e poi la mamma riusciva ancora a tenergli dietro.
E un giorno mi fa "Ma vai a guardare quella piantina com'è cresciuta! sembra un'edera".
Era vero, con tutte le sue manine. Morbide piccole un po' carnose e traslucide.
Tempo una settimana e la piantina non aveva più mani. Era stata potata fino agli steli. Bella!
Ma dopo qualche mese tutti gli arti erano di nuovo lì e le manine carnose piccole e luminose. E era più alta e più snella.
E fu così che per tutto il resto della sua esistenza Bella, quando era il momento giusto, potava la piccola edera, senza mai farsi vedere, ma tanto sapevamo che era lei.
Un giorno raccontai questa piccola storia a un agricoltore e lui mi disse: 'Sa chi è stato il primo grande potatore di viti? Un asino.'
Bene, adesso sapevamo di avere una vite, chissà di quale qualità?
Se ne andò ben dopo Bella, e se ne andò quando il condominio decise di imbiancare il balcone e io non fui così brava da salvarla.
Perciò spero che tu salvi almeno il tuo gelsomino.

Angela Fabbri
Ferrara 26 agosto 2013
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