POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

giovedì, ottobre 31

Ululato


Ulula l’affamata lupa
Lungo i muri roventi
E sotto gli umidi anfratti
Uggiola il cucciolo
Udendo i suoi lamenti

In questo tempo uggioso
Volano ubriachi i falchi
Irrisione ulteriore
Nell’ultimo tramonto

Ugualmente una prece
Sale uniforme ad altre
Universale pianto
D’una civiltà urtante

Urgente occorre aiuto
In quest’usurato tempo
Travolto da uragani
Di guerre tanto inutili

E’ l’anima dell’umanità
Ustionata da crimini
cruenti brutali sanguinari
Come devastanti uragani

L’usura della Terra
Urla il suo tormento
Che nulla può uguagliare
Resta dunque mera utopia
Ogni desiderio di pace

Racchiuso dentro un’urna
Sepolta nella melma
nauseabonda e putrida
Di questo mondo infame.

Danila Oppio
Inedita
declamando in U





       

mercoledì, ottobre 30

FESTA DEL CAVOLO...A MERENDA!


Ma è ora di dire basta!

Cronaca spicciola, mica tanto, di questi giorni che si avvicinano ai ....baccanali di fine anno.

Desidero che si dimentichi, ricordandola ancora una volta, quella festa inusitata, stupida e maldestra che viene chiamata di Halloween, da noi italiani importata e scimmiottata, sempre insulsa, da quattro soldi, di finto orrore, da “celebrare” il 31 di ottobre, ovviamente globalizzata.
Che dopo, di quattro soldi se ne spendono veramente tanti, inutilmente, senza senso e, almeno questo, dovrebbe far riflettere e non poco, di questi giorni infelici!
Ma perché abituare i nostri bambini-adolescenti a una ricorrenza che non ha niente ma proprio niente a che fare con noi, che italiani siamo e lo saremo?
Perché ci dobbiamo adeguare ai “bisogni oziosi”, dicono rilassanti, di altri popoli quando ognuno di questi ha il suo bel carnevale? E siamo anche lontani dal nostro carnevale!
Ma è una necessità?  Ma è un bisogno? O è solo stupidità di bassa fattura? e non me ne vogliamo i così detti benpensanti.
Le nostre famiglie (tutte benestanti?, senza problemi?) non possono trovare il coraggio di dire ai loro pargoli che questa festa non s'ha da fare?, perché è inutile, perché fa spendere altri quattrini, perché li fa sembrare quelli che non sono, e non siamo, perché possiamo vivere delle nostre ricorrenze, anche allegre, che non hanno niente da invidiare a quelle d'oltre oceano.
Quand'è che decideremo di vivere delle nostre ricorrenze, antichissime e bellissime, senza dover andare a copiare quello che altri fanno? Ma perché non decidiamo di rispettare le nostre tradizioni nella nostra amata lingua, anche nei nostri diversi dialetti che vanno perdendosi in tutte le regioni del nostro paese?
Certo, i perché sono tanti e tutti meriterebbero una risposta e seria.
Soprattutto oggi, con questo nostro paese attanagliato da una crisi spaventosa che non trova similia nei decenni passati, leggiamo ancora di questa festa a cui si dedicano ingenti risorse, umane e finanziarie, pubblicità  e mirabilia, a cui i nostri bambini pare non resistano, complici però babbo e mamma che dovrebbero, invece, snobbarla e poi eliminarla.
 
E dopo, perché chiamarla “festa”, e di che?
Non ne abbiamo già a sufficienza?

E allora, domani, 31 ottobre 2013, perché non rivolgiamo un pensiero a tutti quei bambini, in Italia e nel mondo, che non conoscono il significato di quella parola, magari inviando loro un messaggio di solidarietà umana?



Gavino Puggioni

martedì, ottobre 29

Hang Massive - Once Again - 2011 ( hang drum duo ) ( HD )

The New Story - More Than Life videoclip (+playlist)




Questo video è stato realizzato a Riccione, girato sopra il tetto dell'acquario e nel suo interno.
Qui appare anche Matteo, alla batteria.
Sono ricordi meravigliosi per una mamma, soprattutto ora che mio figlio vive in Norvegia e si occupa di cose ben più importanti, ma non per questo ha mai smesso di suonare e di amare la musica, in tutte le sue espressioni.

The New Story - Blind



Questo è un video realizzato prima che mio figlio Matteo entrasse a far parte della rock band The New Story, come batterista.
Con il gruppo, hanno realizzato molte tournée in Europa e una in Giappone, a Tokyo, Osaka e Nagoya.
In seguito la Band si è sciolta. Musica e lyrics composte dai componenti del gruppo.

lunedì, ottobre 28

Mi piace ricordarlo così...LOU REED




Da La Repubblica.it

Lou Red, l'autore del brano di questo video, è deceduto ieri.
UNA VITA nel nome del rock, e insieme della poesia, dell'arte, della magia e oggi anche della perdita, come il titolo di un suo album. E' scomparso a 71 anni Lou Reed, chitarra e voce dei Velvet Underground, e poi artigiano della musica solista e spesso solitario, perennemente alla ricerca di un suono e di un'anima. Sempre tormentata, con ogni tanto qualche "giorno perfetto".
Lou Reed con Pavarotti
Una vita a cantare e suonare New York, le ombre della città, il lato selvaggio che poteva essere quello di un marciapiede buio ma anche quello di un'esistenza scura. Una vita difficile da subito quella di Lewis Allan Reed, nato a Brooklyn e cresciuto a Long Island. Lo scorso aprile a Cleveland aveva ricevuto un fegato nuovo, con un trapianto. Ma già l'adolescenza è particolarmente difficile, con il trauma dell'elettroshock, utilizzato per "curare" una tendenza bisessuale. Un'esperienza destinata a segnarlo per sempre, che non reprime e forse aiuta lo sbocciare della sua ricerca creativa, attraverso la scrittura, la regia, la voce in radio in una sua trasmissione. E soprattutto la musica, e soprattutto il jazz, le note blu sempre tendenti al nero. Una ricerca letteraria realizzata attraverso l'elettricità della chitarra e il droning della voce, che non è quasi mai un cantato, e meno che mai un parlato. Una sospensione sonora e poetica quella del primo album dei Velvet Underground, che con pochi accordi dipinge tutta la tensione intellettuale e la linfa vitale di una New York come sempre indescrivibile. E che usa il dolore espresso dall'elettricità di una chitarra amata e maltrattata per chiudere nel passato tutti i canovacci e le categorie del rock come era stato pensato e suonato fino a quel momento, iniziando da The Ostrich che proprio di quegli stilemi si nutre per restituirli trasformati. La suonano con lui i Primitives in cui c'è già il polistrumentista visionario John Cale, che porterà Lou Reed dritto verso i Velvet Underground dopo aver scoperto un tesoro sonoro in un demo di Heroin


Con l'arrivo di Sterling Morrison al basso e chitarre e Maureen Tucker alla batteria i Velvet Underground inziano dal primo album a ridefinire qualche concetto fino a quel momento imperante. Anche grazie all'innesto nel bacino di talenti e cervelli di Andy Warhol, la cui factory produce esecutivamente e artisticamente il primo lavoro della band. C'è una banana che si sbuccia sulla copertina bianca, ma il vinile è nero. Ed è tagliato dalle prime cicatrici del rock, Waiting for the man, All tomorrow's parties, l'incredibile Venus in furs e naturalmente Heroin. C'è la droga, c'è il sesso, e c'è quindi il rock, tagliato dalla malinconia e dagli sguardi enigmatici di Reed, ma c'è anche una quantità pura di una sintesi mai ascoltata prima, che consegna l'album alla storia.  Ci sarà altro per i Velvet Underground, la cui massima altezza è già vicina. Un tour con Warhol, l'arrivo di Nico, cantante tedesca, la separazione da entrambi gli artisti. L'art rock, la decadenza, le definizioni cadono di fronte al secondo lavoro White Light/White Heat. Ma dopo altri due album quella di Reed è già una strada solista. 


La trasformazione si compie con Transformer del 1972, secondo album in solitaria, dopo un primo tentativo non brillante ma probabilmente sottovalutato al tempo. Non c'è più la luce guida di Warhol, ma a recuperare Reed arriva David Bowie, che nei suoi spettacoli esegue già White Light/White Heat. E' lui con il fidato Mick Ronson a produrre Transformer, con dentro quella Walk on the wild side che riporta in primo piano l'ombra grazie al contrasto con un mondo sonoro luccicante, in un piano sequenza di storie che influenzerà il modo di narrare della musica pop e rock degli anni successivi. L'album è un successo mondiale, sono anni di magia, ma arriverà ancora una volta la perdita. "Magic and Loss", un binomio che sarà il titolo di un futuro album e che accompagna l'artista verso Berlin, uno dei vertici della sua produzione che Reed pubblica mentre divorzia dalla moglie. L'album non vende nonostante il pesante processo di editing a cui viene sottoposto, e l'industria gli impone di recuperare. E Lou deve farlo volando basso e recuperando terreno con brani noti, con un disco di inediti di cui poi parlerà malissimo come Sally can't dance e un paio di live deflagranti, Rock n' roll Animal e Lou Reed Live. Ma la metà degli anni 70 sono anche quelli dell'abuso di droga, metedrina e amfetamina, che incideranno sull'artista e sulla persona. Una corda tesa e un percorso ormai fisso sul lato selvaggio della strada, che arrivano fino all'album successivo, il cui faro è John Cale in veste di traghettatore: porta Reed verso la sperimentazione e il risultato è Metal machine music , quattro facciate di vinile da sedici minuti l'una, straboccanti di distorsioni, feedback, reverse, assalti sonori che ripudiano senza pensieri la melodia. Il glam di Satellite of love è lontano, così come le vendite. Ma Lou Reed è contento di ripartire a bordo della sua ispirata macchina di metallo musicale. Per trovare di nuovo una vena così piena bisognerà aspettare tre album, fino alla pubblicazione di Street Hassle. Nel frattempo arrivano la sensualità diConey Island Baby e il passatempo di Rock n'Roll Heart. In Street Hassle Reed si ritrova e il disco è alimentato dalla stessa veemenza degli ultimi live. Ci sono riscritture di brani passati (Gimmie some good times richiama Sweet Jane) e c'è anche Bruce Springsteen che canta nel medley che da il titolo al disco. Si arriva alla decade successiva con gli esperimenti di The Bells e Growing up in public. E Lou Reed cresce davvero in pubblico, le sue età interiori sono tutte manifeste. Ammette l'abuso di alcol e droghe, racconta l'inferno del vivere tossico, l'abisso incolore della dipendenza, dichiara la sua omosessualità e però poi sposa Sylvia Morales. Una fiamma, che però non esclude la necessità di una scintilla. E Reed la trova in Robert Quine, assieme i due produrranno The Blue Mask, uno dei lavori più significativi di tutta una discografia, pieno com'è di intimità e fragilità. Amato da critica e pubblico, l'album mette Reed però su una direzione di scontro con Quine, che arriverà poi a un distacco dopo Legendary Hearts e New Sensations, buoni ma di altra pasta rispetto alla sostanza indefinibile che componeva la "maschera blu". Ma Reed ha ancora molto da dire, anche a Quine e soprattutto dal vivo: nel New Sensations Tour i due duetteranno e duelleranno. E alla fine si separeranno. Reed lascerà poi sul campo un album che arriva da una sconfitta:Mistrial, dimenticabile e quindi dimenticato. La magia è finita. Arriva il silenzio: Reed posa la chitarra, la penna, e spegne la voce. E' nuovamente tempo di perdita. 


E questa volta Lou Reed perde Andy Warhol, che muore nel 1987 in seguito a un'operazione. Warhol è annodato, in profondità, con l'anima di Reed. Al funerale dopo 22 anni Lou troverà John Cale. Scriveranno un album in memoria di Warhol: Songs for Drella esce nel 1990. Drella è Warhol, figura per i due tra Cenerentola e Dracula, Dracula and Cinderella. Ma intanto dentro Reed la scomparsa di Warhol compone un arazzo di nervi e emozioni, pensieri e passi per le strade della stessa città. E' del 1989 e si chiama New York l'album che Lou Reed scrive come un esorcismo, ed è uno dei lavori più alti e poetici, essenziali e diretti di sempre nella produzione dell'artista. Un vero concept album sulla città e le sue anime, sulla carne e sul sangue versato, su quello tirato via, sul cemento annerito della grande Mela che risucchia la sua umanità. Quattordici canzoni su un'unica tela che dipinge un quadro che non smette mai di cambiare. Di andare e tornare attraverso l'Hudson, fiume di fuoco e di fogna, senza sapere se si sta andando o tornando. Non è "New York New York", nel titolo di Reed il nome c'è una volta sola. E basta così. 


Da qui a qualche tempo altri due lutti segneranno Lou Reed. A scomparire sono Kenneth "Rotten Rita" Rapp e Doc Pomus, persone amiche, rare come i momenti in cui si riesce dimentica il dolore. Anche stavolta dalla perdita viene la magia, l'album si chiama "Magic and loss", rimane vicino ai suoi capolavori. Scarnificato, vero, prende la vita e la morte e ne confonde le carte, perdendo la distinzione tra quale sia l'incanto e quale l'incubo. Uno dei due vince, a ruota. Ma porta sempre con sé l'altro. Tornano i Velvet Underground per un grande tour nel 1993 ma della band i quattro hanno il nome, non più l'intensità, che la tecnica e la cura del suono non possono sostituire. Il progetto di un nuovo album fallisce per i contrasti tra Reed e Cale, e la morte di Sterling Morrison chiude ogni discorso. Nel 94 Reed si separa anche dalla moglie, ma trova una nuova magia in Laurie Anderson. L'artista diventerà la sua compagna, fino alla fine. A lei sarà dedicato il bell'album Set the twilight reeling, dove la mano dell'autore non nasconde l'amore che la guida, dove gli spigoli del rumore e la spettralità delle corde solitarie dei precedenti lavori si riempiono di rock sostenuto e anche dolcezza perché vergognarsene sarebbe quasi una debolezza. E nel 2000 arriva poi Exctasy, un ritorno fenomenale, viaggio esistenziale tra paranoie e cieli aperti, grezzo e lucente. E poi ancora progetti più letterari, come The Raven dedicato alla letteratura di Edgar Allan Poe e sostegno sonoro della piéce POEtry, Hudson River Wind Meditations, progetto sonoro sulle musche suonate dal vento. Poi Lulu, album scritto con i Metallica, un urlo nero dentro un macigno di suoni che spiazza fan e ascoltatori. Rock scritto da adulti per adulti, e gli adulti litigano più dei bambini. L'album esce nel 2011 e Lou Reed lo promuove in diverse apparizioni pubbliche, poi nessun lavoro ulteriore. Torna il silenzio, fino alle ultime notizie dei 2013. Il trapianto ad aprile, un ricovero in un ospedale di Long Island, per disidratazione a luglio. E poi, annunciata dai Rolling Stone, la morte. La perdita vince stavolta. Ma la magia, com'è sua natura, rimane.

...e te ne stavi

Vermeer: la merlettaia


…e te ne stavi
con luce fioca
che cadeva dagli occhi,
sulla solita sedia raccolta
nell’angolo della vecchia cucina.
Sullo sgabello i piedi
stanchi del giorno
e la coperta di avanzi di lana
dai colori brillanti
copriva le ginocchia infreddolite.

…e punto dopo punto
con filo sottile
lentamente sfilavi con cura
dall’uncinetto ricurvo
candide trine preziose.
La telenovela alla tivù
raccontava di storie d’amore
e la luce tremula dall’alto
nascondeva agli occhi stanchi
il piccolo errore del punto.

…e riga dopo riga
intrise di amore
splendevano ogni giorno
ricami di candido pizzo
cucite al tessuto di lino.
Tesori pregiati avvolgevi
che nascevano lungo le sere
mentre fuori la neve
nell’annuncio della notte silente
cadeva come latte di nuvole.

…e se il sonno tarda a venire
il divano è ristagno del cuore,
stringo forte il cuscino
imbottito di piume
e cesellato di bianco filet

…e con il tuo viso
che ho dentro di me
dormo serena …
…e sei qui ...
ancora con me, mamma.


Carla Colombo
28 dicembre 2012

Anno 2013


- Diploma di segnalazione di merito al concorso nazionale dell'Associazione Culturale LunaNera di Pozzo D'adda , con la poesia "... e te ne stavi" 


sabato, ottobre 26

Questa Dublino d'autunno...

… ha dei colori che incantano l’anima.
È un tappeto di foglie
cadute,
perdute.
È un cielo diamante
splendente,
lucente,
È un arazzo di gemme
appese
sospese.
Questa Dublino d’autunno.
… è casa di streghe.
Di maghi, di fate,
di atmosfere
incantate.
Questa Dublino d’autunno…
Rina Brundu 24/10/2013
Featured image, Thomas Moran (1837-1926).

scrivo


Quando intorno si distende il silenzio 
ed ogni cosa inizia il suo parlare
ed anche le nuvole chiedono un cenno
perchè non sia vanificato
il loro andare
allora
qualcuno che non vedo
mi prende per mano
e mi conduce in alto
dove dimora
l'immortale mistero
che mi ammette all'ascolto
della sua inconfondibile voce

Ed io
scrivo


                                                                - Giovanna Giordani -


giovedì, ottobre 24

BIMBA BRUNA E FLESSUOSA



Bimba bruna e flessuosa, il sole che fa la frutta,
quello che riempie il grano, quello che piega le alghe,
ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi
e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.

Un sole nero e ansioso si attorciglia alle matasse
della tua nera chioma, quando allunghi le braccia.
Tu giochi con il sole come un ruscello
e lui ti lascia negli occhi due piccoli stagni scuri.

Bimba bruna e flessuosa, nulla mi avvicina a te.
Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno. 
Sei la delirante gioventù dell'ape,
l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.

Eppure il mio corpo cupo ti cerca,
e amo il tuo corpo allegro, la tua voce disinvolta e sottile.
Farfalla bruna dolce e definitiva
come il campo di grano e il sole, il papavero e l'acqua


(Pablo Neruda - Venti poesie d'amore, XIX - trad. R. Bovaia, R. Paoli)

XXVII Premio letterario "La Mole"

 Navigando in internet, sono incappata nel sito del Consiglio Regionale del Piemonte, ed ho notato che hanno scritto riguardo al premio letterario di cui all'oggetto. Che potete visitare anche voi, cliccando sul link sottostante. In quel contesto, ho scaricato alcune foto della premiazione, cui non ho potuto partecipare,  ma solo in un secondo tempo ho ritirato la mia targa artistica, insieme a quella del poeta Gavino Puggioni. Il primo premio è stato vinto dall'amica Laura Vargiu di Cagliari.
Danila Oppio


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XXVII Premio letterario “La Mole”

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Venerdì 07 Giugno 2013

Foto del comunicato stampa
Si è svolta il 6 giugno a Palazzo Lascaris la premiazione del XXVII Premio letterario “La Mole”, indetto dall’Associazione culturale Talento.

Alla presenza del vicepresidente del Consiglio regionale Fabrizio Comba, che ha portato il saluto dell’Assemblea, sono stati premiati il saviglianese Giovanni Galli con “Canti di San Grato” per la sezione “poesia edita” e la cagliaritana Laura Vargiu con “I cieli di Gerusalemme” per la sezione “poesia inedita”, dedicata alla memoria del collaboratore dell’associazione Pier Luigi Camparini.

I giurati Claudio GorlierAnnamaria Cossu, Lorenzo MasettaBruno Quaranta e Roberto Tassinarihanno anche assegnato quattro premi speciali per la “poesia edita” a Maria MontanoAntonella TissotAlda Cicognani e Giancarlo Montalto e nove premi speciali per la “poesia inedita” a Marco BreroGavino PuggioniTiziana MonariDavide R. ColacraiDanila OppioElso AvalleEmilia Greco GenisioMichele Piacenza e alla memoria di Agostino Marano.

ctagliani

Galleria fotografica
Uno stralcio della vasta galleria fotografica, In primo piano, il dott. Lorenzo Masetta, promotore del premio. Segue il trio musicale che ha allietato l'evento, quindi la premiazione, assolutamente meritata, di Laura Vargiu. 



mercoledì, ottobre 23

Van Gogh e Van Hangh

Quando ci si imbatte in artisti di un certo calibro, non bisogna meravigliarsi se in loro alberga un briciolo di pazzia. E’ fondamentale una certa irrazionalità, affinché la creazione uscita dalle mani e dalla mente dell’autore abbia quella particolarità speciale, che la distingue da opere piatte, informi o insignificanti.
Van Gogh era affetto da sbalzi d’umore repentini, vere e proprie crisi anche auto lesive, momenti in cui si chiudeva nel suo mondo, nel quale era proibito l’accesso a chiunque, alternati ad altri in cui si confrontava con amici pittori o letterati, o si univa a legami d’amicizia, come con  Gauguin. Attraversava periodi di grande misticismo, ed altri di profonda depressione, panico, apatia, per poi riprendersi e ricominciare una vita “normale”.

Ho conosciuto un artista che, caratterialmente, gli è simile, col quale ho comunicato per quasi due anni, tra alti e bassi, tra suoi repentini sbalzi d’umore, durante i quali inveiva contro di me, a momenti di grande confidenza, ad altri di depressione e, in quei frangenti,  mi confidava di aver perso la volontà di comporre i suoi scritti. Ma mi sono affezionata a lui, così che ho sempre cercato di ascoltarlo, di seguirlo, di donargli il mio affetto sincero.
Di recente, questa persona, a conoscenza di interventi cui dovrò sottopormi tra non molto, mi ha scritto di voler starmi vicina, almeno con qualche telefonata, perché – sue parole – non desiderava abbandonarmi. Gliene sono stata grata. Qualche giorno dopo mi riscrive: “lo so, hai paura di perdermi, la stessa paura che ho io”. Con questa affermazione, chiunque penserebbe che il soggetto tiene alla nostra amicizia.
Gli scambi epistolari continuano sull’onda di racconti basati sulla quotidianità, compreso il ritorno alla scrittura, da parte sua. Non ho potuto che esultarne. Così mi sono tranquillizzata, sicura che fosse uscito da un tunnel che Van Hangh ha definito, simpaticamente, percorso da un trenino minerario, sul quale viaggiare nell’esistenza.
Poi cominciano ad arrivare e-mail dal contenuto non propriamente gentile, alle quali credo di aver risposto con pacatezza Eccole:

Tu non sei, come mi scrivi, in e-mail, protetta da un comodo anonimato (come dici che fanno certi tuoi lettori che scrivono a te invece di commentare sul blog) “Io sono quella, e sono anche l'esatto opposto, dipende dagli stati d'animo e dall'umore del momento”. Sul tuo blog tu rispondi a me sempre con 'sermoni'. Che se fossero quelli di un dolce sereno pacato prete di campagna ci sorriderei su, per la loro ingenuità.I tuoi sono sermoni saccenti, pronunciati da qualcuno che professa di possedere la verità. Usi parole ovvie, come se tu parlassi a un pubblico, e non a me, perché se quelle parole ovvie trite e ritrite sono rivolte a me vuol dire che mi ritieni proprio un tapino.
E poi vuoi pubblicarle sul tuo blog dopo le mie. Come a dire, guardate chi ho per le mani, non vi sembra una creatura esagerata questa qui, questo Van Hangh? Per fortuna ci sono io che poi accomodo tutto secondo verità.
 Guarda, Dani, che il blog è tuo, è secondo la tua coscienza che lo gestisci. E io alla tua coscienza ti lascio. I tuoi sermoni da preti che sanno quel tanto di latino sufficiente a imbonire la parrocchia, mi hanno stufato.
Va bene, Van Hangh, tu l'hai intesa così. Io non avevo nessuna intenzione di propinarti sermoni. Ma ogni tanto se tu non te la prendi con me, non sei contento. E se non scarichi i tuoi insulti su Dani, di tanto in tanto, non stai bene. Ieri sera mi pare che ci siamo scambiati e-mail normali. Poi ti gira di dirmene quattro e anche otto.
Dunque, io mi sono molto preoccupata per te, quando mi hai confidato, alcuni giorni fa, che eri a terra, che avevi addirittura pensato alla morte. (E mi torna in mente Van Gogh).  Che non volevi più scrivere. Ti ho sentito e sono stata male per te. Se quel che ti ho detto, li consideri sermoni, fa come credi. Ti ho trasmesso solo ciò che mi sentivo di dirti  in quel momento. Non ho mai pensato quel che mi stai dicendo, né in modo privato, né tantomeno pubblico. Ecco, solo adesso lo sto pensando, ovvero, ora si che ti comporti da persona esagerata. Se c'è una cosa che mi manda in bestia, è quando si modifica il mio pensiero, quando mi si mettono in testa pensieri mai avuti, E' la tua testa contorta, che ti fa dire cattiverie gratuite. E te la prendi anche coi preti, colpendo me.
Le persone che non commentano, o che lo fanno attraverso altre vie, non lo fanno privatamente, ma su Google plus o su FB. Perché in quella sede leggono la pagina del blog che trasmetto su quegli altri canali, e viene loro spontaneo commentare direttamente lì. Sta pur certo che, di quanto mi scrivi, non pubblicherò più nulla sul mio blog, così non ti verranno in mente pensieri strampalati su di me. (Ma questo post lo pubblico, a conclusione)Tu scrivi quel che senti, e ci tieni a difendere il tuo pensiero, ed io scrivo quel che il cuore mi detta, perché quello è il mio, e se sono stata educata cristianamente, ovvio che il mio pensiero - almeno in parte - rispecchi il pensiero di Cristo e non quello del demonio!

Ho riletto con calma la tua ultima e-mail. L'ho riletta analizzando ogni tua singola parola. 
SERMONI SACCENTI
PROFESSO DI SAPERE LA VERITA'
PAROLE OVVIE, TRITE E RITRITE
RITENERE TE UN TAPINO? (tutto il contrario)
GUARDATE CHI HO TRA LE MANI..NON VI SEMBRA UNA CREATURA ESAGERATA?
PER FORTUNA CI SONO IO CHE ACCOMODO TUTTO SECONDO VERITA'
I TUOI SERMONI DA PRETE MI HANNO STUFATO.
Ho estrapolato quanto mi hai scritto. E te ne ringrazio. Di me hai distorto proprio tutto, e me ne dispiace molto. Credo di averti dimostrato la mia totale amicizia, in mille e un modi. Credo di aver fatto il possibile per esserti vicino, almeno col cuore, se non fisicamente. E l'ho fatto volentieri, perché ti voglio bene. E per tutta risposta mi vomiti addosso queste belle paroline.
Se ogni tanto non ti fai prendere da questi momenti che non riesco neppure a definire, tanto sono ingiusti e cattivi, non sei tu. Ma anche questo fa parte di Van Hangh.
ciao
Dani

Fino a che, ieri, ricevo come una secchiata di acqua gelida, questa e-mail, imprevista ed imprevedibile:
Non ci riesco mica. Non riesco a dialogare con te. Ci ho provato per quasi due anni e non ce l'ho fatta.
Ho aspettato, con pazienza, dopo aver tentato e ritentato. Risultato: niente.
Analizzi le mie e-mail e me ne dai conto.
Compito facile. Sono ordinate e precise.
Ho provato tante volte a analizzare le tue e a parlartene. Ho tirato fuori delle cose dal tuo polverone, senza risultato. Le tue successive risposte alzavano solo altra polvere.
Oggi mi sono chiesta perché non ti metti tu a rileggere le tue e-mail, soprattutto quelle che ti è piaciuto pubblicare attaccate alle mie e te le studi e cerchi di capirci qualcosa tu? Sarebbe un atto di umiltà e servirebbe a scuotere la tua pigrizia mentale.Adesso sono stanca. 
Lasciami in pace.

Gli ho risposto così:

Come vuoi! Pretendi umiltà dagli altri, dall'altro del tuo piedistallo! Anch'io sono stanca di sentirmi criticare. Davvero da sfinimento. La mia pazienza ha un limite, ne ho avuta tantissima con te, che passi da momenti di tranquillità ad altri d’insofferenza acuta verso tutto e tutti. E spesso inventandoti motivi assolutamente assurdi.
Ho letto innumerevoli e-mail tue, di cui mi parli nel dettaglio di piccole cose accadute durante la tua giornata...ti ho seguito, ti ho capito..ma se appena ti racconto qualcosa, allora nulla è interessante, perché tutto giostra intorno alla tua persona e solo a quella. Ti bei di quel che fai e di quel che scrivi. Contenta per te, la tua autostima è altissima e buon pro ti faccia, anche se quando diventa eccessiva, si trasforma in superbia, e questa non è certo un pregio.(Mi riferisco anche alle e-mail pubblicate in questo blog, non solo a quelle private).
Ma sapevo che eri così, e ti ho accettato per quel che sei..cosa che tu non fai con nessuno, perché ad un certo punto...esci da quel trenino che viaggia nelle miniere, e sbandi. E raccogli tu, la polvere che semini durante il tuo cammino…polvere di carbone.
Metti a dura prova la pazienza di chi si relaziona con te, a durissima prova. Affari tuoi, se ami creare il vuoto intorno alla tua persona. Ti lascio in pace, ma quel che dovevo dirti, te l'ho detto in tutta sincerità. Buona vita, che sia piena di belle novità per te, te lo auguro di tutto cuore. Di me non sentirai più parlare. Ti ho messo a disposizione il mio blog, quasi l'ho creato per te. Ma solo quel che scrivi tu per te ha un senso, gli altri sono pattume, ai tuoi occhi: sia quel che fanno e che dicono. Bene, vivi nel tuo mondo incantato, nelle tue fantasie oniriche, spero che quelle ti facciano compagnia e ti riempiano la vita. 
Non sono mentalmente pigra, sono solo molto stanca, stanca perché devo ogni giorno occuparmi di tante cose, casa e persone (...) ma questo non mi ha impedito di relazionarmi con te e con altri che mi sono cari. Però non ho a mia disposizione tutto quel tempo che tu hai per i tuoi ragionamenti cervellotici, per elucubrare su cosa e sul come mi scrive una data persona. La accolgo com'è, la ascolto, non vado a crear paragoni: io sono migliore di lei, o inferiore a lei. Io scrivo meglio di lei, o sono la depositaria della verità assoluta. NO, io sono una persona semplice e lineare. Se a te non va come sono..bene, è stato bello averti conosciuto,ma non impongo la mia presenza a nessuno.
Questa è l'ultima e-mail che riceverai da me.

Stiamo parlando di una persona che per due anni non ha fatto altro che parlare di sé, di quanto lui sia bravo a scrivere, nessun scrittore scrive bene come lui. Stiamo trattando di una persona che parla solo di sé, della propria vita, e se cerchi di dire qualcosa che ti riguarda, neppure lo tiene in considerazione, come se le avessi inviato una pagina bianca. Di una persona che sta ad analizzare come ti comporti con la sintassi e la grammatica, ma non tiene in nessun conto quanto le comunichi.
Ecco, alla fine la colpa è mia, se non riesce a dialogare con me. Mai si è chiesto se forse sia lui a non saper dialogare con gli altri, poiché i suoi sono lunghi monologhi incentrati sul suo pensiero, la sua vita, le cose che fa.
Van Hangh dice di essere un cuoco speciale. Ma più che di tartine, di panna montata o di piccole varianti culinarie, non ho sentito raccontare. Però questo signore è un gran cuoco…mentre se gli racconto di quel che cucino – e alla mia tavola i miei ospiti hanno sempre molto apprezzato quanto imbandivo loro – è solo porcheria. Così per la scrittura. Così per tutto quanto mi riguarda. Ed io ho sempre incassato, tacendo.
A questa persona ho offerto un grande spazio su questo blog, e Van Hangh mi inviava personalmente i pezzi che voleva fossero pubblicati. In quel dato modo, con quelle date immagini. Ordinava, ed io ubbidivo. Tutti i pezzi pubblicati, quelli delle e-mail, per intenderci, sono passati sotto il suo vaglio, prima di essere postate sul blog. Se ci fosse stato qualcosa che non gli piaceva, certamente mi avrebbe imposto di tagliare, non pubblicare, modificare. Invece pareva andasse tutto a meraviglia. Ora dice l’esatto contrario.
E quel che ho fatto per lui, è stato come tutto fosse dovuto, per grazia ricevuta.
Ma no, io soffro di pigrizia mentale e sono priva di umiltà, Mannaggia li pescetti! Da che pulpito!
Quindi, d’ora in poi, non leggerete più nulla di quanto scrive Van Hangh!
Non darò spazio a persone squilibrate o squinternate.
Lascio la sua traccia, tutto quel che di lui ho pubblicato, sotto il suo vero nome, in modo tale che non abbia a dire che per lui non ho fatto nulla. Ho donato tutta la mia disponibilità, tempo prezioso tolto ad altro, e ho raccolto insulti ad iosa, e un bel calcio nel sedere.
Beh, certamente sono un’ingenua, forse sono stata troppo paziente e generosa, ma questo mi è servito da lezione. Su Versi in volo pubblicherò solo quel che piace a me, e non quel che mi si chiede di pubblicare.

Danila Oppio